Rai Fiction punta il dito sulle morti bianche

Possiamo continuare a chiamare fatalità il prezzo della vita di un uomo quando viene sacrificata per il troppo lavoro? La domanda è al centro della fiction sulle morti bianche “Gli Ultimi del Paradiso” diretta da Luciano Manuzzi con Massimo Ghini ed Elena Sofia Ricci, in onda su Raiuno domenica 24 e lunedì 25 gennaio in prima serata. Uno dei temi sociali di stretta attualità che sembrano segnare sempre più  la strada di Rai Fiction (che ha prodotto il film con la Dap Italy dei fratelli De Angelis) che di recente ha vinto la gara degli ascolti con lo scandalo della Banca Romana e prossimamente affronterà la spinosa situazione dei nostri manicomi dopo la legge Basaglia, un problema internazionale che persino il regista Martin Scorsese vuole riprendere. «È la nostra mission come servizio pubblico – sottolinea il direttore Del Noce -, tutti gli incidenti sul lavoro dovrebbero far riflettere, negli ultimi cinquant’anni si sono fatti passi avanti ma bisogna tenere sempre alta la guardia. Questa fiction può coniugare temi sociali e ascolti perché non c’è nulla di pesante o pedagogico e il pubblico è maturo per recepirlo».

La storia, girata la scorsa estate a Trieste con un cast in cui spiccano ottimi attori come Francesco Salvi, Caterina Vertova, Ninetto Davoli, Valentina Lodovini, Diane Fleri, Thomas Trabacchi, Giuseppe Zeno, Daniele Savoca, Riccardo Zinna, Teco Celio, è stata scritta accuratamente e senza retorica da Giancarlo De Cataldo, Monica Zapelli e Luciano Manuzzi: «Ci siamo concentrati sulla vita delle persone, gente normale che lavora e deve fare i conti con la vita di tutti i giorni» spiegano gli autori. «È un racconto sull’etica della responsabilità – sottolinea la Zapelli -. È il meccanismo del lavoro che porta le persone a fare ciò che non vorrebbero, bisogna interrogarsi, saper dire di no per non far perdere umanità al lavoro».  La storia ruota intorno alla vita del camionista Mario (Ghini) di sua moglie Carmen (Ricci), del fratello promettente avvocato dai sani principi che a suo discapito crede nei valori della vita, dei colleghi e delle loro compagne, del datore di lavoro dai pochi scrupoli (Salvi).

Un incidente, che costringerà uno di loro all’immobilità, cambierà radicalmente il corso delle loro vite. «Il titolo più appropriato di questo film sarebbe “La Corsa” – spiega il regista – perché oggi la fretta nel nostro agire è una forma di sottocultura che sta alla base di tanti incidenti sul lavoro. Noncuranza, approssimazione, mancanza di attenzione ne sono le cause fisse». Il personaggio di Mario ha affascinato Massimo Ghini (a New York per presentare la fiction su Mattei di cui è protagonista): «È un lavoratore che comincia al di qua della barricata per poi passare dall’altra parte, contraddicendo anche quello per cui si era battuto. Il tema quindi viene affrontato da diversi punti di vista, è un film in cui si racconta la vita, un suo aspetto forte, drammatico». Elena Sofia Ricci stavolta non ha un ruolo di primo piano: «Ma ho subito aderito al personaggio – spiega l’attrice – volevo dare anche la mia voce al progetto che affronta vari temi, tra cui la mancanza di meritocrazia sul lavoro, altro problema che come cittadina mi indigna.  Nella fitcion sono una donna che lavora e quando il marito si ritrova disoccupato deve mandare avanti la baracca e questo crea forti tensioni tra i coniugi, un altro tema poco affrontato in televisione, come il dover lottare per fare onestamente il proprio lavoro». 

Valentina Lodovini è la compagna del camionista che resterà paralizzato: «Rappresento i familiari delle vittime sul lavoro – dice l’attrice- è difficile capire se sono incidenti o veri e propri omicidi, le leggi ci sono ma spesso non vengono rispettate, c’è bisogno di una cultura della prevenzione e questa fiction aiuta a crearla». «Questo film vuole denunciare il sistema – spiega Salvi – anche se la realtà è sempre peggio di come si possa immaginare». «Molto spesso però chi lavora non adotta i mezzi di sicurezza – osserva la Ricci senza paura di rendersi impopolare -, ci sono volute multe salate e punti in meno sulla patente per costringerci a usare le cinture in macchina. Dobbiamo proteggerci noi quando ci vengono dati gli strumenti per farlo». L’attrice dopo la leggerezza dei “Cesaroni”, fortunata serie di Canale5 per il momento accantonata, è tornata volentieri ad un ruolo drammatico: «Solo nel matrimonio sono fedele, nel lavoro cerco di cambiare il più possibile – dire ironica -, ho bisogno di ridere ma anche di riflettere».

E in attesa di farci sentire i fiumi di parolacce che dirà nel cammeo che Giovanni Veronesi le ha ritagliato nel film “Genitori e Figli…”, e di farsi vedere a marzo trasformata da Ozpetek in vecchia zitella alcolizzata nel film “Mine Vaganti”, Elena Sofia se la ride alla grande al fianco di Antonio Catania sul set della fiction comica di Nichetti “Agata e Ulisse” che sta girando per Mediaset.