L’amore, la guerra, una Giulietta serba e un Romeo croato che lottano sotto i cieli dell’ex Jugoslavia senza mai perdere la speranza. Sono i protagonisti del bellissimo Sole alto, un emozionante inno alla vita del regista Dalibor Matanić, nelle sale dal 28 aprile.
Premiato a Cannes, coprodotto da Croazia, Slovenia e Serbia, il film racconta l’amore contrastato fra un giovane croato e una giovane serba. Un amore che Matanić ripropone per tre volte, nell’arco di tre decenni, con gli stessi attori, simbolo di ciclicità, i giovani e bravissimi Tihana Lazović e Goran Marković, nei panni di tre coppie di ventenni protagonisti di tre storie diverse, calate nel cuore avvelenato di due villaggi balcanici nel 1991, con l’ombra scura della guerra, nel 2001 con le cicatrici che ha lasciato nelle anime e, infine, nel 2011, con una possibile ma impervia rinascita.
Girato a Vent’anni dall’ Accordo di Dayton (che nel 1995 pose fine alla guerra dei Balcani) nell’entroterra dalmata, dove le conseguenze di quel terribile conflitto sono ancora visibili, il film è una profonda, commovente, riflessione sulla natura umana che racconta il dolore per raccontare la speranza.
Il quarantunenne regista croato, segnato dall’onnipresente odio interetnico che percorre i Balcani e da ogni fronte di guerra generato dalla politica o dalla religione, è convinto come molti che il nostro giovane secolo stia coltivando una preoccupante ostilità verso l’altro, come dimostrano i numerosi esempi di islamofobia, neonazismo, razzismo verso gli immigrati.
Ha voluto dunque analizzare questo tremendo scenario attraverso una prospettiva sentimentale che ne rendesse chiari i contrasti, per sottolineare che l’accettazione è l’opposto dell’intolleranza, che la speranza e il perdono sono l’opposto dell’odio.
«Sono un testimone diretto dell’intolleranza sociale, politica, religiosa radicata nella mia terra – ricorda Matanić – e sono anche un testimone diretto dei suoi effetti devastanti. Della miseria e del dolore che ha provocato per anni. Con Sole alto ho voluto vedere se fosse possibile collocare l’amore sopra ogni cosa, in un contesto del genere, e ho tradotto in riflessione cinematografica quella fase così agghiacciante. Così agghiacciante e, purtroppo, così vicina a me».
Un film da non perdere, che celebra l’altruismo, il meglio della natura umana.