Il cinema italiano punta il dito su una delle principali piaghe dei giorni nostri: la precarietà. Nel film documentario Parole sante che Ascanio Celestini presenta in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma sono raccolte le testimonianze dei precari di un call center romano. Paolo Virzì, nella sua commedia più agro che dolce Così è la vita che ha da poco finito di girare con Sabrina Ferilli e Valerio Mastandrea, sottolinea il micidiale sfruttamento e il totale isolamento di questo esercito di giovani e meno giovani centralinisti senza garanzie. Anche Silvio Soldini da tempo voleva fare un film legato alla realtà, a questo momento storico contraddistinto dalla precarietà. Ha cominciato a scrivere una storia tutt’altro che facile con Doriana Leondeff, Francesco Piccolo e Federica Pontremoli, l’hanno inserita nella situazione socioeconomica odierna, partendo dalla sensazione di insicurezza che attanaglia tutti, giovani e meno giovani, operai, impiegati, dirigenti. E proprio una coppia di colti quarantenni dell’alta borghesia genovese è la protagonista di Giorni e nuvole, dal 26 ottobre nelle sale, con Margherita Buy, Antonio Albanese, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Fabio Troiano, Paolo Sassanelli, Arnaldo Ninchi, Carla Signoris. Elsa, casalinga con l’hobby del restauro neolaureata in storia dell’arte e Michele, ricco imprenditore, vent’anni di matrimonio, una figlia ventenne, una casa lussuosa con vista mozzafiato su Genova, barca a vela e movimentata vita sociale. Di colpo la virata: lui senza lavoro e senza soldi, si svende la bella casa e si trasloca in periferia, lei molla il restauro per un call center, lui in caccia disperata di un adeguato lavoro sbarca il lunario facendo il pony express e l’imbianchino. La pesante crisi sconvolgerà un menage che sembrava granitico. Un film bello e vero, con attori eccellenti in ogni ruolo, che si muovono con estrema naturalezza tra dramma e commedia, rappresentando i momenti di tristezza profonda e quelli più leggeri senza mai andare sopra le righe. “Ci siamo arrivati costruendo il film meticolosamente, lavorando molto sulle scene, leggendole e provandole per rendere tutti credibili – spiega Soldini -. Non è stato facile scrivere la storia, e neppure trovare i finanziamenti per produrre il film, difficile anche trovare un finale che gettasse luce su tutta la vicenda, senza arrivare ai tragici epiloghi che ci riportano spesso le cronache, ma che contenesse una speranza e fosse però verosimile, che ci raccontasse un cambiamento, uno scatto nei personaggi perché hanno capito qualcosa in più, anche di se stessi”.
La sfida di Soldini è stata raccontare per la prima volta la storia di una coppia: “Volevo affrontare il tema del matrimonio, dei rapporti con una figlia ventenne, capire come due persone legate da anni di vita in comune potessero far fronte alle avversità estreme”. Soddisfatto di aver scelto Buy e Albanese per interpretarli: “Mi ha sorpreso la loro generosità, la disponibilità, in certe scene Antonio è riuscito a tirar fuori una violenza inaspettata. Margherita è una pigra che ha la straordinaria capacità di entrare nel ruolo nell’attimo stesso in cui batti il ciak. Quando lavori con attori così bravi, e questo vale anche per gli altri, tutto diventa un gioco, ti alzi contento di andare al lavoro”. Albanese è stato subito attratto dal tema del film: “Un’esperienza simile l’ha vissuta un mio amico quarantenne – racconta -, il suo sguardo sembrava un fermo immagine, avvolto dal dramma, dalla vergogna, dalla costernazione. Mi interessava anche il rapporto di coppia, la crisi tra i due che non ho ancora sperimentato nella vita”. Con Margherita l’affiatamento è stato totale: “E’ precisa, puntualissima, come me, e mi piace pure un bel po” scherza l’attore. “E’ simpatico, serio, un nevrotico pazzesco – dice di lui la Buy -, io invece sto molto meglio, dovendo calmare lui mi sono calmata parecchio”. E’ felice che questo ruolo l’abbia finalmente sdoganata dai precedenti un po’ troppo legati al sentimento: “Donne tradite, non amate, sottomesse psicologicamente ai loro uomini un po’ mi avevano intrappolata – spiega -, questo ruolo mi fa uscire dal tunnel in cui mi ero infilata, spero di essermi riscattata”. Non solo: si è calata nei panni di Elsa in maniera eccellente, misurata e matura come non mai.
di Betty Giuliani