Richard Gere torna sugli schermi con una nuova, spiazzante ma  convincente prova d’attore per raccontarci L’incredibile vita di Norman, un intrigante, invadente, misterioso faccendiere ebreo newyorkese, diretto da Joseph Cedar, nei cinema dal 28 settembre con Lucky Red.
A dispetto dei suoi 68 anni portati con sempre maggior fascino, l’attore statunitense ha dato una svolta alla carriera abbandonando definitivamente il ruolo di bello delle commedie zuccherose alla Pretty Woman, optando per ruoli decisamente più ruvidi, corposi, talvolta fastidiosi.

Un giro di boa cominciato col bellissimo film Gli invisibili, in cui si calò nei miseri e luridi panni di un homeless, e ora confermato da un ruolo per il quale si è imbruttito, con le orecchie a sventola, un assurdo baschetto in testa e un inelegante cappottone, per mostrarci il lato meno edificante di uno dei tanti arrampicatori sociali che sciamano intorno a “quelli che contano” nella Grande Mela a caccia di amicizie che possano dare una svolta alla loro vita.  Norman è un opportunista manipolatore che cerca di aiutare le persone di potere a ottenere quello che vogliono, convinto che al traguardo lo aspetterà il tanto desiderato riconoscimento.

Inutile chiedersi se ha davvero i mezzi e le conoscenze giuste per riuscire nella sua impresa, di lui non si scoprirà mai nulla. Con le sue millanterie può risultare fastidioso, ma non un malfattore.
“Norman è fuori dalla porta e cerca un modo per entrare – spiega Gere presentando il film a Roma -. Oggi il mondo è tutto un compromesso, non ha un senso morale, è la nostra immagine speculare, capirlo può aiutarci a migliorare i nostri comportamenti. Il protagonista del film è noioso ma anche gentile, ha un cuore sincero, vorrebbe davvero far felici le persone. L’incontro che per lui conterà davvero inizia con un suo gesto generoso, di amicizia, che poi dovrà cedere il passo al compromesso”.

Dopo un giorno di prove ha deciso lui come interpretarlo. “Mi hanno cambiato i connotati per non farmi somigliare ai miei precedenti personaggi – conferma -, hanno usato una protesi di plastica per ingigantire le mie orecchie. E’ il tipico newyorkese ebreo dell’upperside, tutti ne conoscono uno, l’ho lasciato muovere liberamente”.
E’ convinto che la sua carriera di attore non sia poi cambiata così tanto: “Ho fatto film difficili, drammatici, ma oggi gli Studios non li producono più. I budget e i tempi delle riprese sono ridotti, si ragiona intorno ai 5-6 milioni di dollari, questo film l’ho girato in soli trenta giorni, e comunque alla soglia dei settant’anni anche i ruoli sono diversi”.
Da buon seguace delle filosofie buddiste sostiene che è normale che la vita sia piena di alti e bassi: “I momenti belli e tristi si alternano, anche all’interno di una sola giornata, non c’è nulla di fisso, se riusciamo ad accettarlo si può raggiungere la felicità”.