Con la maestosità di un’algida e potente Cate Blanchett parte ufficialmente la seconda edizione di Cinema. Festa di Roma. Nonostante l’apertura ufficiosa tenuta a battesimo da Monica Bellucci, l’anteprima Premiere di Elizabeth – The Golden Age da il via effettivo alla manifestazione romana “incoronando” come madrina una interprete regale e d’indiscusso talento. A dieci anni di distanza da Elizabeth il regista Shekhar Kapur ha richiamato a se Geoffrey RushCate Blanchett, con l’aggiunta dell’inglese Clive Owen, compiendo un’ opera colossale dove la ricercatezza delle immagini si fonde alla potenza del suono e delle interpretazioni per dar vita ad una esperienza emotiva veramente kolossal . “ All’inizio Catesembrava poco convinta a riprendere un personaggio che già conosceva così bene – ammette Kapur – ma poi si è lasciata convincere probabilmente dal mio silenzio. Credo che nel dire nulla a volte ci sia più persuasione che in troppe parole. Così non ho fatto altro che guardarla in tutta la sua bellezza ed ho lasciata a Geoffrey il piacere di parlare con lei.” “ Ed è proprio il premio Oscar Rush, nonché amico e partner artistico, a condurre ancora una volta la Blanchett nel complesso universo di Elizabeth. “ Ho cominciato col dirle che si trattava proprio di una grande opportunità e che se non lo avesse fatto lei ci sarebbe stata qualcuno che avrebbe accettato. Infondo se guardate le scelte artistiche di Cate vi potete rendere conto che il suo percorso è composto da esperienze potenti, pericolose ed imprevedibili. Ho capito perché ha esitato nell’accettare un ruolo che in realtà aveva già interpretato dieci anni prima, ma Elizabeth è un grande ruolo per una grande artista. “ Dopo aver raccolto la sfida di I’m not theredi Todd Haynes , per il quale le è stata assegnata la Coppa Volpi all’ultima edizione del Festival di Venezia, l’attrice australiana torna nelle stanze del potere del futuro impero britannico per raccontare l’evoluzione emotiva e personale di una donna trasformatasi in idolo, simbolo e vessillo di una intera nazione. “ Certo Elizabeth è un personaggio interessante, quasi eterno come Amleto, ma ci sono tante donne altrettanto attraenti da questo punto di vista – interviene la Blanchett – per me è stato fondamentale poter lavorare su una sceneggiatura particolarmente forte, capace di raccontare un nuovo aspetto del suo essere donna ed una fase diversa del suo consolidamento politico. In modo particolare, accanto al tema decisamente storico, mi sono lasciata attrarre dalla possibilità di dare voce ad una paura più moderna, come quella nei confronti dell’invecchiamento fisico.”

Totalmente affrancato dal primo Elizabeth, questo secondo capitolo cammina in modo indipendente seguendo un filo logico storico e umano ben preciso. La giovane ed impreparata regina si è trasformata in un maturo esempio di potere assoluto ed incontrastato. Ma accanto al consenso politico si fa largo l’insicurezza di una donna che avanza verso la maturità con qualche rimpianto per una vita negata. Anche il ruolo di Sir Francis Walsingham cambia prepotentemente. Da mentore e plasmatore del destino di una giovane regina, Geoffrey Rush lascia spazio ad un uomo profondamente dilaniato dai dubbi e dalle ombre che si addensano nella sua vita. Il privato si fa strada nell’evoluzione di ogni singolo personaggio, diventando causa ed effetto di eventi universali, tanto per ricordare che sono gli uomini a fare la storia. E dallo sfondo è proprio la Storia che prende il sopravvento facendo di una guerra di religione e di uno scontro con l’Invincibile Armada spagnola il palcoscenico adatto per la definitiva e totale incoronazione di Elizabeth non solo come sovrana ma come simbolo di un destino inevitabile realizzato per pura ed incontrastata volontà divina. “ La guerra di religione tra spagnoli ed inglesi potrebbe far pensare ad un film anti spagnolo, ma in realtà è un film contro l’inquisizione ed il fondamentalismo religioso. Qualunque esso sia – chiarisce il regista – Ho pensato che questo fosse un tema di grande attualità. Filippo dichiarò guerra ad Elizabeth per il suo modo estremo e puro d’intendere la parola di Dio. Non vedeva altre possibilità d’interpretazione. Dalla sua Elizabeth invece gestiva la tolleranza, una materia più complessa perché si tratta di abbracciare tutta le contraddizioni del mondo. Oggi c’è un mondo intero che interpreta la religione a modo suo scatenando guerre di civiltà”. E per finire ad armonizzare l’enfasi storica ed il tormento delle passioni umane un accompagnamento musicale intenso ed imponente capace di donare al film una inusuale connotazione operistica.

di Tiziana Morganti