Vincenzo Natali è stato una delle rivelazioni delle passate stagioni cinematografiche. Il suo surreale e clasutrofobico giochetto di fantascienza, Cube – Il cubo, è stato un piccolo caso nel 1997: basso budget, attori sconosciuti, un unico ambiente, molte, moltissime idee di regia. Ora, dopo ben sette anni, Natali ci riprova con un altro titoletto allettante. Chissà cos’avrà escogitato in tutto questo tempo… La trama vede Jeremy Northam nei panni di Morgan Sullivan, un contabile di provincia licenziato e dal matrimonio infelice che entra a far parte della multinazionale Digicorp come spia di spionaggio industriale. Poi però l’incontro con la misteriosa Rita (Lucy Liu infra-Tarantino con parrucca e un po’ freddina), la scoperta di essere suo malgrado sottoposto ad inquietanti lavaggi di cervello e l’offerta da parte della società rivale Sunways di lavorare come doppiogiochista complicano non poco la sua mente e la faccenda, e il film va a farsi friggere. Natali passa dalla tridimensionalità di un unico cubo alla bidimensionalità di molteplici spazi, ma la sua scarna iper-cyber-tecnologia, seppur apprezzabilmente retrò dati i pochi soldi a disposizione, rivela il film per quello che è: un thriller “circolare” risaputo di spie e controspie con innesti politici, un po’ confuso e sonnolente, inerte nello svolgimento e un tantino prevedibile, tanto più che il recente e mediocre Paycheck di John Woo trattava più o meno lo stesso tema. Rimane un certo gusto prettamente “cinefilo” nell’ammirare inconsuete scenografie futuriste fotografate in un lussuoso seppia e nero. Un piccolo fanta-thriller tutto sommato ben girato ed allestito, ma molto poco ingegnoso, e forse in questo la colpa va addossata tutta allo sceneggiatore Brian King. E dato che Cube 2 è stato fatto (male) da altri, ci aspettiamo che l’italo-canadese Natali ritrovi la quadratura del cerchio delle proprie idee e sforni un altro piccolo sì, ma meglio costruito lavoro. Possibilmente non fra altri 7 anni.

di Francesco De Belvis