Si intuisce già dall’immagine in primo piano sulla locandina (un bambino che passa una sigaretta ad una ragazza più grande) quale é il tema del film Certi bambiniche, con la regia di Andrea e Antonio Frazzi, porta sul grande schermo il best-seller di Diego De Silva, finalista al premio Campiello nel 2001. Come il libro, la pellicola parla di ragazzini cresciuti troppo in fretta perché subito completamente coinvolti dalla malavita: sono i piccoli delle periferie più povere, quelli che fumano, che rubano, che sparano, che subiscono violenze di ogni tipo. Eppure, come tutti gli altri, anche i bambini protagonisti della pellicola sono teneri, giocano, amano stare con i nonni, sono uguali a tutti gli altri coetanei. Per questo motivo il titolo può lasciare un po’ sgomenti, ovvero perché sembra manifestare l’intenzione degli autori (prima dello scrittore poi dei registi) di analizzare al microscopio bambini “abnormi”, diversi dagli altri per loro stessa natura, mentre ciò che di abnorme c’è è la realtà in cui vivono e il modo in cui sono manipolati e plasmati da certi adulti. Polemiche a parte, il film è bello e coinvolgente. Racconta la storia di Rosario, un dodicenne che ormai da tempo non va più a scuola, arrangiandosi tra un lavoretto e l’altro, non sempre “pulito”. Vive con la nonna malata e divide il suo tempo tra le partite a biliardo in una sala giochi e il volontariato in una casa famiglia gestita da un coraggioso sacerdote.

Qui prenderà la sua prima cotta, affascinato dal temperamento della bella Caterina. Ma l’incontro con Damiano, un boss della camorra (Carmine Recano), segnerà in modo tragico il suo destino. Le vicende narrate sono ambientate in una Napoli mai nominata ma riconoscibile dal suo dialetto, dai suoi colori e dalla sua poeticità (tratto caratteristico, quest’ultimo, di molte scene), dalla doppia faccia di metropoli piena di calore e sentimento ma anche nemica e piena di agguati. Una città che come molte altre del Sud (d’Italia o del mondo) rischia di inghiottire i più deboli: sopravvive solo chi riesce a sottomettere gli altri. A dare il volto (soprattutto lo sguardo dolce e duro nello stesso tempo) a Rosario è il piccolo Gianluca De Gennaro, con qualche esperienza teatrale alle spalle, estremamente naturale nel suo modo di recitare. Bravi anche tutti gli altri piccoli protagonisti, scelti dopo un casting lunghissimo in varie scuole della Campania e che prima dell’inizio delle riprese hanno vissuto tutti insieme venti giorni per uno stage di preparazione. Tra “i grandi” si riconoscono Patrizio Rispo (Un posto al sole), Segio Solli (Il postinoIo speriamo che me la cavo), Miriam Candurro (co-conduttrice di Internet Café con Andrea Pezzi), Arturo Paglia (Marcinelle) e la straordinaria Nuccia Fumo (già vista in 1932 di Lucani de Crescenzo e in Sono pazzo di Iris Blond) di Carlo Verdone) nel ruolo di Nonna Lilina.

di Patrizia Notarnicola