Potrebbe sembrare la classica sfida tra il bene e il male. Da un lato il giovane scavezzacollo irresponsabile che rubacchia motorini, si fa le canne con gli amici sfaccendati e spavaldamente spacca gli specchietti delle auto. Dall’altro il cinico cattivo malavitoso pronto a lavare col sangue l’onta della sua bella auto sfregiata con un calcio dal ragazzo, al quale, casualmente, violenta la ragazza innescando così una caccia all’uomo incrociata che lascerà sul campo vari feriti, e morti ammazzati. Ma Cemento Armato, il primo film da regista di Marco Martani (finora sceneggiatore delle due commedie sentimental-giovanili Notte prima degli esami e di tutti gli scollacciati e disimpegnati panettoni natalizi di Neri Parenti), tratto dall’omonimo romanzo scritto a quattro mani con Sandrone Dazieri (e sceneggiato con Fausto Brizzi) è un moderno western metropolitano, duro, violento, spietato, con un po’ di tenerezza, in cui la rabbia prende il sopravvento, tarato sicuramente per un pubblico giovane, affidato alla terna Giorgio Faletti – Nicolas Vaporidis – Carolina Cresentini. Nel film c’è pure una madre che come tanti genitori d’oggi non sa come il figlio che non studia e non lavora passi le giornate, si procuri soldi e moto. Non mancano gli amici perdigiorno che per pochi euro non esitano a dar fuoco a macchine e motorini.
Il tutto calato non nella solita Roma da cartolina ma nella capitale delle fredde e caotiche periferie rigurgitanti traffico e anonimi palazzoni firmati appunto dal boss del cemento armato (Faletti), ex portantino venuto dal sud promossosi “primario” della mala. Unica nota sentimentale l’amore sincero e ricambiato tra Diego (Vaporidis) e Asia (Crescentini), l’unica con la testa sulle spalle. La fotografia accentua la cattiveria dei personaggi e valorizza gli attori scelti con cura e perfetti anche nei ruoli minori. “Potrebbe sembrare un film corale – spiega Martani -, difficile sapere a chi mi sono ispirato, amo moltissimo i gangster movie del sud est asiatico”. Non ha dubbi inveceFaletti (in procinto di scrivere il quarto romanzo): “La cronaca di questi tempi nel film è tangibile, verificabile nel cattivo ricco che dice al ragazzo spiantato: ‘io fuori , tu dentro’, c’è qualcosa intorno a noi che non funziona”. “Diego è un potenziale criminale, ma sa anche amare – spiega Vaporidis -, vive una profonda lotta interiore, la situazione li trasforma in vendicatori, ma non sono né mostri né santi”.
di Betty Giuliani