Esce nei cinema il primo dei cinepanettoni di quest’anno con la coppia Boldi-Salemme

Parolacce a go-go, rumori corporali, spudorati spot pubblicitari per località sciistiche internazionali per vip, ricconi e escort desnude. Gli ingredienti base dei cinepanettoni milionari ci sono proprio tutti nel film A Natale mi sposo, con Massimo Boldi, diretto da Paolo Costella, il primo ad aprire la pista il 26 novembre (in 500 copie distribuite da Medusa) delle commedie che inevitabilmente arrivano in sala per le festività e puntualmente sbancano i botteghini. Il solito cast (che dovrebbe far ridere ma, per colpa delle battute obsolete, proprio non ci riesce), capitanato dai pur bravi Vincenzo Salemme, Enzo Salvi, Massimo Ceccherini, Nancy Brilli, con l’aggiunta della “zelighiana” Teresa Mannino in coppia con l’ambita “clooniana” Elisabetta Canalis. Ce la mettono tutta per rendere godibile la solita storiella, con matrimonio combinato per soldi, scombinato dall’amore improvviso della “promessa sposa” per il figlio di un cuoco che a Roma sforna supplì e parolacce, scambiato per un grande chef e chiamato nell’esclusiva svizzera Saint-Moritz per confezionare il pranzo del matrimonio milionario.

Tra corna,  equivoci boccacceschi (ma assai poco esilaranti), i soliti avventori romani cafoni e sboccati e, ciliegina sulla torta, un improbabile seduttore di nonnine. L’unica “scenetta” divertente è nei titoli di coda, con Ceccherini che si finge incazzato perché il copione gli ha imposto di “rifiutare” le avances amorose della Canalis per sedurre l’arzilla nonna della sposina. Che dire di più? Incassi sicuri come sempre? In tempi di tanta depressione, supponiamo di sì. Aspettarsi una commedia all’italiana ben scritta e divertente, sembra essere ormai sempre più una chimera. A difendere il film ci pensa Boldi: «Ho voluto privilegiare un tipo di commedia spensierata, allegra, mai volgare e soprattutto adatta anche al pubblico più giovane. Non ho mai fatto film impegnati, tolta l’esperienza con Avati ho sempre fatto film per far divertire il pubblico.  Il Natale e il matrimonio sono due momenti di festa e di gioia – dice l’attore – e questo è lo spirito del film: è divertente e per tutti,  non c’è volgarità – sottolinea – ci sono solo le forzature del film natalizio. I giovani sono abituati ad un certo linguaggio, volgare è il modo in cui la televisione affronta certi argomenti, volgare è la politica, noi facciamo film per tutti, grandi e bambini».

La coppia con Salemme sembra continuare a funzionare. A chi ipotizza un suo ritorno con De Sica, Boldi risponde ironico: «Io e Christian torneremo insieme se lo faranno Berlusconi e Fini». E sul titolo natalizio usato solitamente dal “concorrente” De Laurentis, prendendo spunto dalla lite tra Fli e Pdl sulla proprietà del simbolo, aggiunge: «Dopo aver fatto questi film per venticinque anni credo che il logo “Natale a” appartenga un po’ anche a me». Elisabetta Canalis interpreta un’organizzatrice di matrimoni. «Un personaggio un po’ superficiale – spiega – che pensa solo al lavoro finché non prende una cotta per Ceccherini e scopre l’amore». Qui ci sarebbe davvero di che ridere! «Scelgo sempre ruoli che mi piacciono e cast divertenti – aggiunge -, sono stata fortunata e spero di continuare, anche se il mio primo amore è stata la tv e vorrei condurre una trasmissione». Sul flop negli Stati Uniti dice: «È più difficile perché non ho un inglese fluido e veloce e non sono così conosciuta, vedremo in futuro».

Ironico il commento di Ceccherini al suo “similgigolò”: «Ho seguito il metodo dei miei colleghi americani: sei mesi di prove con la nonna di Pieraccioni. Me l’ha prestata e poi mi è corsa in aiuto la zia di Panariello. Un’ultima bottarella l’ho data pure alla nonnina di Carlo Conti. D’altronde, se non ci si aiuta fra toscani… Il problema è che ora non riesco a uscire dal personaggio. Sono nel tunnel… La verità è che ho deciso di partecipare al film solo per provare a soffiare la Canalis a George Clooney. È un’impresa davvero ardua, ma posso farcela. E se dovesse andare male, mi consolerò con Enzo Salvi».