Come si vivrà nel 28° secolo? Se lo è chiesto Luc Besson prima di preparare il suo film fantastico Valerian e la città dei mille pianeti, portato in Italia da Leone Film e Rai Cinema, nelle sale dal 21 settembre con 01 Distribution.
Una coinvolgente, esplosiva, divertente avventura intergalattica ispirata alla rivoluzionaria serie di fumetti Valerian e Laurelin, interpretata dai giovanissimi Dane DeHaan e Cara Delevingne nei panni dei due agenti speciali incaricati di mantenere l’ordine nell’universo, spediti su Alpha per combattere una forza oscura che minaccia la pacifica vita di specie diverse provenienti da numerosi pianeti. Al loro fianco un cast stellare con Clive Owen (Comandante Arun), Hethan Hawke, Rutger Hauer (Presidente degli Stati Mondiali)Herbie Hancock (ministro della difesa),la voce di John Goodman, la pop star Rihanna  al suo esordio nel genere fantasy nei molteplici panni della trasformista Bubble.

Besson ha impiegato quattro anni,  duemila persone e quasi duecento milioni di dollari per realizzare un sogno che accarezzava da quando a dieci anni scoprì quegli affascinanti fumetti e ne divorò tutti i 22 volumi. “Erano gli anni ‘70 e per la prima volta protagonista era una ragazza davvero tosta e un eroe senza il solito mantello– ricorda il regista francese presentando il film a Roma -. Due poliziotti normali, ma impegnati nel sorprendente 28° secolo”.  Ha dovuto però aspettare i progressi tecnologici degli effetti speciali messi a punto da James Cameron per partorire un capolavoro visivo come Avatar. Una visita su quel set lo convinse che sarebbe tornato alla fantascienza con quei nuovi strumenti, lasciando per il resto spazio all’immaginazione. “Cameron mi ha dato utili consigli tecnici, è stato molto generoso, come un fratello maggiore”.

“Interpretare Valerian risveglia il bambino che c’è in te – commenta DeHaan -, te ne vai al lavoro con la tuta spaziale e ti senti davvero un supereroe”. “Laureline è una dura, intelligente e forte- spiega Delevingne – ma anche una romantica dal cuore d’oro che finisce per innamorarsi mentre salva il mondo”. La storia ha risvegliato anche il bambino che c’è in Besson, che però ci tiene a precisare: “Sicuramente non ho mai dimenticato il piccolo Luc ma non mi sento affatto infantile, gestire questo kolossal e cinque figli a casa è un fatto sicuramente da adulti”. Nel film punta il dito sul degrado umano: “E’ naturale per me lottare per porvi un freno – dice -, voglio potermi guardare allo specchio senza vergognarmi”. E il potere delle donne è prevalente: “Sono l’avvenire del mondo – sostiene convinto -, oltre i muscoli usano anche il cervello e il cuore per difendersi e non hanno mai dichiarato una guerra. Trasferirei a loro il potere”.

Il vero soggetto del film sono i popoli e i mondi massacrati in nome di religione, progresso, economia. “Pensiamo ai nativi americani, agli ebrei. Quando ne parlo ai miei figli si annoiano, ho cercato di coinvolgerli parlandone nel film. Il popolo delle perle che nella pellicola  ha perso il suo mondo non prova rancore, vuole solo riavere la sua terra. E’ il mio messaggio per i giovani: la vendetta non è mai la risposta giusta”. Lui usa l’ironia: “è un’ arma molto potente per dire qualcosa di molto drammatico, le cose passano meglio, il contrasto le fa risaltare maggiormente”.