Torna in tv Beppe Fiorello, operaio della Fiat minacciato dalle Br perché scelto come giudice popolare al maxiprocesso torinese del 1976

Il primo maxiprocesso alla Brigate Rosse, i giurati popolari estratti a sorte e minacciati di morte dai brigatisti per “convincerli” a disertare l’aula, la crisi di coscienza di un uomo qualunque combattuto tra dovere civile e paura. Sono questi gli elementi forti del film Il sorteggio con Beppe Fiorello, diretto da Giacomo Campiotti, in onda su Raiuno lunedì 25 ottobre in prima serata.  Un ottimo film, duro e coinvolgente, che ripercorre con toccante razionalità un recente periodo della nostra storia che cinema e tv hanno finora cercato di ignorare. Al centro, sentimenti come l’amicizia, l’amore, la sincerità della gente comune uniti ai problemi sindacali che infiammarono gli stabilimenti torinesi della Fiat Mirafiori a metà degli anni ’70, all’incalzare delle Br coi loro falsi miti politici e le estreme conseguenze, che lasciarono sul campo morti e feriti tra magistrati, sindacalisti, giornalisti, operai.

Il progetto era nato per il cinema (al quale avrebbe potuto essere più che degnamente presentato) ma rifiutato dal ministero che per ben due volte negò i finanziamenti, poi virato sulla Tv dall’autore Giovanni Fasanella, che con questa storia ispirata a persone e situazioni vere, scritta una quindicina d’anni fa, ha avuto nel ’96 una menzione speciale al premio Solinas per la miglior sceneggiatura. Sul perché la storia delle Br sia poco presente al cinema e in tv ha le idee chiare. «Ci sono responsabilità precise in ciò che avvenne – dice convinto Fasanella -. C’è una parte della politica e della cultura che non vuole farci i conti perché a questa parte di storia ha partecipato e in qualche modo ne è stata responsabile». Ottima l’interpretazione di Fiorello, che recita con un eccellente, misuratissimo Giorgio Faletti (suo collega in fabbrica, sindacalista) e con Gioia Spaziani, Ettore Bassi, Ignazio Oliva.

Il primo maxiprocesso contro il nucleo storico delle Br, del quale  facevano parte anche Curcio, Gallinari, Franceschini, si celebrò a Torino nel 1976. «Tonino Barone è un operaio  scelto dal destino per fare il giurato popolare nel primo processo alle Brigate Rosse – spiega Fiorello -. Un incarico molto pericoloso perché c’era il rischio di essere colpiti in prima persona». Un giovane senza grandi ideali politici, che vive ancora con la mamma, ha una fidanzata con cui condivide la passione per il tango. Quando riceve la convocazione pensa sia una buona scusa  per allontanarsi dal duro lavoro della fabbrica. Ma si renderà conto di essere finito in una situazione che potrebbe avere conseguenze drammatiche. «È un personaggio di fantasia ma attraverso di lui raccontiamo gli anni di piombo – aggiunge l’attore -. È uno come noi e ci ricorda che, accanto ai diritti, abbiamo anche dei doveri verso lo Stato. È la prima volta che Rai Fiction affronta un tema così delicato».

Un eroe? «Tonino non è un eroe ma uno come tanti, lontano dalla politica, che vuole vivere la sua vita e si trova costretto a  scegliere da che parte stare». Come avrebbe reagito lui di fronte ad  una scelta di principio che implica il rischio  della vita? «Avrei avuto una gran paura – ammette Fiorello -, proprio come il mio  personaggio. Ci sono aspetti del suo carattere in cui mi ritrovo, come la prudenza e la  semplicità». Ora l’attore vorrebbe recitare in una storia più “leggera” dove la musica è protagonista. «Non suono alcuno strumento, ma la musica è una mia  passione, mi piacerebbe fare un film su un cantante che ha fatto la  storia, come Domenico Modugno».