Cosa rende ancora godibile la commedia italiana? Una storia originale, tragicomica, raccontata da bravi attori, collaudati e esordienti, un finale a sorpresa con tanto di messaggio positivo. E questi ingredienti ci sono tutti nel film Belli di papà, scritto e diretto da Guido Chiesa, nelle sale dal 29 ottobre.
A fare la differenza è un impareggiabile Diego Abatantuono che fa il vedovo e ricco padre di tre ventenni (Matilde Gioli, Andrea Pisani, Francesco di Raimondo), irresponsabili e viziati “bamboccioni”, incapaci di dare un senso concreto alla loro vita. Preoccupato per il loro futuro papà Vincenzo, proprietario di un’azienda che va a gonfie vele, fingerà la bancarotta, con tanto di fulminea fuga per evitare la prigione, trascinandosi dietro i tre ragazzotti.

Si rifugerà con loro a Taranto, sua città d’origine, nella vecchia e fatiscente casa di famiglia priva di “campo” e di ogni altro elementare confort dove, per provvedere al quotidiano sostentamento, dovranno darsi tutti da fare, cercarsi un lavoro. A condividere lo stratagemma, il fedele socio (il sempre eccellente Antonio Catania) e l’ex innamorata pugliese (Barbara Tabita), mentre lo sfaccendato cacciatore di dote, promesso sposo della figlia (la “rivelazione” Francesco Facchinetti), farà di tutto per mandare a monte l’astuto piano.

Un film divertente e profondo, che analizza con i toni della commedia un dibattito generazionale, senza prendere le parti di nessuno, rappresentando difficoltà, problemi, vittorie, errori di genitori e figli. “Fare il padre è il mestiere più difficile del mondo – commenta Abatantuono, anche nella vita padre di tre figli-. Ho fatto del mio meglio per stare con loro il più possibile. Li ho pure pagati – dice ironico – per dire che sono un bravo padre”. “Il moralismo verso i giovani non serve a nulla– dice Chiesa, anche lui padre di adolescenti – se ne parla male dai tempi dei Faraoni. Pensiamo invece a che modelli hanno avuto!”.

“Tra noi giovani c’è tanto fermento – dice convinta Matilde Gioli -, non ci manca l’entusiasmo, la voglia di fare, di emergere. Purtroppo il sistema italiano è poco incentivante, non c’è ricambio generazionale”. “A nessuno frega dei ragazzi – è l’ amaro commento di Facchinetti -, devono prendere loro in mano il mondo e capire come cambiarlo”. Il giorno dell’uscita del film il suo secondo figlio compirà un anno “Sarà un giorno speciale – dice fiero-. Io ho fatto un sacco di lavori, tra musica, libri, tv, ma i musicisti ormai sono diventati ragionieri, i conduttori mestieranti, nel cinema invece c’è ancora tanta magia”.

Il film è stato in parte girato a Avetrana dove la gente aveva voglia di sostenere il film, dopo tanta cronaca nera. “Abbiamo lavorato sulle sfumature, è bello per me che nasco con la farsa – spiega Tabita -. I ragazzi sono già dentro il futuro, noi abbiamo ancora un piede nel passato. Chiesa ha creato la magia mettendo insieme due mondi”.