Da stasera in sala la storia di Rio, variopinto pennuto brasiliano

Il cinema punta sugli spettatori più piccoli per far salire gli incassi di fine stagione con i cartoni animati Rio e Winnie the Pooh. Storie sentimentali a lieto fine che parlano di ecologia, buoni sentimenti, dell’eterno conflitto tra il bene e il male che nei cartoni animati vede sempre trionfare i buoni. Disegni bellissimi, con cascate di colori sfolgoranti e tanta musica carioca, caratterizzano il film d’animazione della 20th Century Fox Rio, dal 15 aprile in settecento sale d’Italia. Realizzato dai creatori della saga L’era glaciale con la regia di Carlos Saldanha e la colonna sonora con i forsennati ritmi del carnevale di Rio, il film racconta la storia di Blu, un pappagallo addomesticato che non ha mai imparato a volare e conduce un vita comoda, in gabbia, a casa della proprietaria Linda.

Convinti che Blu sia l’ultimo esemplare di una specie in via di estinzione, scoprono che ce n’è un altro a Rio De Janeiro. È una femmina, si chiama Gioel, decidono di andarla a cercare, ma sulle loro tracce si scatenano contrabbandieri di animali rari che vogliono a ogni costo catturarli. Ad aiutarli nella fuga si schiera una folla di uccelli variopinti di ogni specie, un tucano e pure un cane, ai quali danno la voce in Italia gli attori Fabio De Luigi (Blu), Victoria Cabello (Gioiel), Pino Insegno (il tucano Rafael), il cantante Mario Biondi (il cattivissimo pappagallo Miguel) che canterà anche alcuni brani del film, l’ex calciatore Josè Altafini (il bulldog carioca Luiz) e ancora il direttore di Sky Tg24 Emilio Carelli e Francesco Castelnuovo di Sky Cinema (due malavitosi pasticcioni stile Stanlio e Onlio).

«È la mia quarta esperienza dopo i due Madagascar e Toy Story 3 – elenca De Luigi – mi considero un esperto. Il segreto per doppiare bene un cartone sta nel tirare fuori il bambino che è dentro di te». «È la versione ornitologica di Avatar, sono tutti blu» commenta Castelnuovo che ha imitato la voce di Gassman nei Mostri. «Io sono il pappagallo cattivo – spiega Biondi -, è la seconda volta che doppio un cartone dopo Rapunzel, sto imparando bene il mestiere così posso portare al cinema gratis i miei sei figli, oggi mi ci vuole un leasing». «Per me è stato come condurre una puntata in Tv, mi muovevo, gesticolavo». «Io ho usato i piedi tutta la vita, non sapevo usare il diaframma – racconta ridendo Altafini -. Ho provato prima dieci giorni col mio cane, non ci siamo capiti».

Insegno, un maestro del doppiaggio, spiega: «Con i cartoni è più difficile, devi dargli l’anima che non hanno. La prima volta il microfono ti inibisce, sei contratto, rischi di andare in apnea ma insieme al teatro è uno dei lavori più belli per un attore». Niente 3D invece ma stile vecchio cartone disegnato a mano nel film della Disney per i più piccini, che ha rispolverato il ‘vecchio’ e sempre tenero Winnie the Pooh, nei cinema dal 20 aprile. L’orsacchiotto tontolone sempre a caccia di miele e i suoi amici Tigro, Tappo, Pimpi, Uffa, Kangu, Ro e Ih Oh, il somarello che ha perso la coda e tutti si affannano per ritrovarla.