Le derive politiche e religiose che attualmente fanno da contrappunto alla nostra società sono ben rappresentate da Giorgio Pasotti nel suo secondo film da regista, Abbi Fede, in onda su Rai Play dall’ 11 giugno. Una commedia grottesca, surreale, agrodolce, fortemente ironica, leggera ma non superficiale, che alterna momenti comici e drammatici, che farà sicuramente riflettere e discutere sulla fede, l’eterna lotta tra bene e male, la fiducia nel prossimo, la possibilità di cambiare, l’ottusità di certe ideologie, la necessità tutta umana di conservare sempre e comunque la speranza.
Pasotti la dirige, ne ha scritto la sceneggiatura con Federico Baccomo e ne è protagonista al fianco di un enigmatico, bravissimo Claudio Amendola, affiancato da un eccellente, variegato cast di cui fanno parte Robert Palfrader, Gerti Drassl, Aram Kian, Roberto Nobile, Giancarlo Martini, Lorenzo Renzi.

“Il fascino della sala è ineguagliabile ma la piattaforma è una grande opportunità per dare maggiore visibilità a film di nicchia come questo e alimentare nello spettatore la voglia di andare nuovamente al cinema”  commentano convinti Pasotti e Amendola, presentando il film in videoconferenza.
Prodotto da Cannizzo Produzioni, Greif Produktion, Sigma Film, Cineworld Roma, Dinamo Film e Rai Cinema, il film si ispira al lungometraggio danese Le mele di Adamo (“Adams æbler”) di Anders Thomas Jensen. Realizzato anche con il sostegno di IDM Film Fund & Commission dell’Alto Adige, girato nelle zone altoatesine di Appiano, Soprabolzano e Collalbo, il film narra le vicende di Ivan, un sacerdote con una fortissima fede in Dio e nell’uomo. La sua incrollabile convinzione viene però messa alla prova dall’arrivo di Adamo, un neofascista assegnato alla sua comunità di recupero.  La preparazione di uno strüdel di mele diventerà l’occasione per un teso braccio di ferro tra una visione positiva e una negativa del mondo, il tutto accompagnato dallo sguardo allucinato degli altri membri della comunità: lo sciatore alcolizzato Gustav, la problematica Sara e l’ex-terrorista Khalid. 

Pasotti ha ritagliato su di sè il ruolo di Ivan, un prete surreale in preda a un grande conflitto interiore. Ad Amendola ha cucito addosso i panni di Adamo un personaggio negativo, tutto d’un pezzo, come uno di quei busti che  rappresentano i dittatori. Due mondi distanti e inconciliabili. “L ’inquietudine di Adamo è  espressa con la camera a spalla, per indurre lo spettatore a sentire il malessere la forza distruttiva che questo personaggio reca in sé – spiega l’autore -. Questo, almeno, per la prima parte del film: poi, in maniera inattesa, lo scontro porterà i due a “contaminarsi” a vicenda e la situazione cambierà completamente”.

A un commento musicale “classico”, con esecuzioni di archi tese a rendere la solennità dello scontro tra bene e male, si affiancano canzonette di musica leggera, che conferiscono una patina di normalità alla sgangherata comunità gestita da Padre Ivan, i cui ospiti – contrariamente a quello che pensa il prete – sono ben lontani dal salvarsi dalle sabbie mobili in cui si sono impantanate le loro vite. Non mancano i riferimenti alla Bibbia. Così come nelle Sacre Scritture, anche qui la natura è chiamata a rappresentare l’ira divina di fronte alle nefandezze del genere umano.
Mantenere nella narrazione il giusto equilibrio tra ironico, drammatico e grottesco è stato difficile, spiega Pasotti. “Mi hanno aiutato gli attori capaci di passare da un registro all’altro, colorandola con qualche tocco di comicità. La strana risalita mondiale di una destra facinorosa e pericolosa – sottolinea – era il momento giusto per realizzare questo film”. “Rappresenta una parte d’Italia  che non si riesce a estirpare” aggiunge con rammarico Amendola.