Dal 21 gennaio al cinema il nuovo “crime-movie” di Michele Placido

Dopo le polemiche suscitate alla Mostra del Cinema di Venezia dal film di Michele Placido Vallanzasca – Gli angeli del male, alla vigilia dell’uscita della pellicola il 21 gennaio in 350 sale, interpretata da Kim Rossi Stuart, Francesco Scianna, Valeria Solarino, Filippo Timi e Paz Vega, si alza anche la voce indignata dal fronte politico leghista. Il Carroccio invita a boicottare l’ennesimo ritratto che il regista pugliese, definito un “cattivo maestro”, ha fatto di uno dei protagonisti della nostra più spietata criminalità. Stavolta è il “Bel Renè”, terrore della Milano anni ’70, condannato a quattro ergastoli e duecentosessant’ anni di carcere. Placido però non si scompone e, visto che si parla di cinema, fa bene. In linea col suo precedente Romanzo Criminale sulla romana banda della Magliana, anche questa pellicola ha il bel ritmo serrato del buon poliziesco all’ americana.

La figura del rapinatore che coi suoi “soci” irruppe in modo assai cruento tra i portavalori lombardi, sarà stata forse resa con qualche indulgenza di troppo ma, comunque, l ’interpretazione del protagonista Kim Rossi Stuart sarebbe a nostro avviso, se possibile, da Oscar. «Le polemiche sono positive, un film deve far discutere – dice il regista pugliese – i miei creano rumore, contrasti, vuol dire che faccio un cinema vero. Qui non c’è una verità su Renato Vallanzasca, non si vuole condannare o assolvere nessuno, è solo un viaggio sotterraneo nel disordine mentale e nella dannazione. Girando questa storia ho capito che il bisogno di conoscere il male, di capire fino a che punto si possa spingere, è una delle prerogative del nostro lavoro». Che, da sempre, rappresenta i “cattivi” in storie tanto amate dal pubblico. Ma oggi, sostiene Placido, il cinema italiano è addomesticato.

«È vietato fare film su certi comportamenti della politica o sui suoi legami con le stragi di mafia. Nessuno farebbe un film su Falcone e Borsellino, partendo dalle notizie che parlano di commistione tra quegli attentati e la politica. Si fanno solo commedie che non fanno pensare, ma che per fortuna danno molto lavoro alle maestranze. Non puoi però proporre altri progetti. Marco Bellocchio, per esempio, non riesce a trovare finanziamenti per il suo nuovo film, Gianni Amelio deve emigrare in Francia dove anch’ io andrò a girare i miei prossimi due film, uno probabilmente interpretato da Toni Servillo». Oltralpe spera anche di riuscire a realizzare un altro sogno: un film su “Mani pulite” che difficilmente troverebbe un produttore italiano. «Mi piacerebbe svilupparlo con un produttore francese che mi desse fiducia, parlerei delle vittime di una parte e dell’altra».

Alla Lega risponde: «Per il mio film non ho avuto una lira, mentre il vostro Barbarossa, che non ha incassato un euro al botteghino, ha avuto ben dodici milioni di finanziamento pubblico». Dice di sentirsi un po’ isolato: «Evidentemente sono diventato un personaggio scomodo, non vengo più ospitato in programmi Tv, mi hanno messo da parte», anche se questo film, distribuito dalla Fox, uscirà in gran parte dei paesi europei e persino negli Stati Uniti. È convinto di non essere stato troppo indulgente con Vallanzasca: «Lui stesso si è lamentato perché l’ho rappresentato poco sorridente, come una specie di  matto. Capisco che possa non essere troppo soddisfatto: era bello, sorridente, fissato col sesso, ma era anche un criminale condannato all’ergastolo. Certo, non ho prove che tirasse cocaina, ma in quei tempi a Milano scorreva a fiumi. Ho cercato di dargli la durezza necessaria e credo di non avergli regalato nulla. Ho provato anche a umanizzarlo, a dargli la possibilità dell’espiazione. Quello di diventare un criminale è sempre stato il suo sogno, fin da bambino, non è quindi colpa della sua infanzia se ha intrapreso quella strada».

Placido non ha parlato delle vittime, ci tiene a precisare, «Perché non erano il nucleo del film, non per mancanza di rispetto».  Kim Rossi Stuart l’ha reso troppo affascinante? «Renato era effettivamente bellissimo, non ho inventato nulla» dice Placido. Replica il protagonista, che ha passato mesi col bandito per entrare a fondo nella parte: «Quando ci si trova davanti un personaggio iperbolico, in cui coabitano elementi apparentemente contrastanti come sensibilità e spietatezza, dolcezza e violenza, un attore ne è inevitabilmente affascinato. Vallanzasca aveva una personalità istrionica, era un godurioso ma anche un autolesionista. Un egocentrico incapace di tenere a bada il proprio egocentrismo, che proprio per questo fu manipolato dai media».