Fernando Trueba torna dietro la macchina da presa con La nostra storia, nelle sale dal 17 giugno con Lucky Red. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Héctor Abad Faciolince, uno dei capolavori della letteratura contemporanea latino americana, che racconta la vera storia di suo padre, l’attivista colombiano per i diritti umani Héctor Abad Gómez interpretato da Javier Cámara. Un uomo combattuto tra l’amore per la sua famiglia e la lotta politica, ambientato nella Colombia devastata dalla violenza degli ultimi decenni. Nel cast anche Nicolás Reyes Cano, Juan Pablo Urrego, Patricia Tamayo.

Il commovente lungometraggio ci mostra un professore universitario, padre e marito devoto,  un leader sociale che lavorava senza sosta per la sanità pubblica in Colombia. L’eredità del personaggio raccontata da Trueba in modo intimo e sentito, invita a riflettere sulla società, su questo medico totalmente dedito alla salute pubblica che già più di 30 anni fa era convinto che i vaccini e il lavarsi le mani costantemente fossero tra i meccanismi più importanti per preservare la salute: una visione lungimirante che anticipava ciò che stiamo vivendo in questo momento. La storia è raccontata dal suo unico figlio maschio, che mostra tutta la sua ammirazione per il padre, visto come un eroe. Un personaggio che suscita ammirazione, ma anche affetto.

Trueba lo racconta in un film sincero, delicato, doloroso, reale. “I valori che la storia sostiene, che ci muovono dal profondo e che non lasciano nessuno immutato perché ci colpiscono tutti, dovrebbero essere raccontati più e più volte – sostiene il regista spagnolo premio Oscar, che ha scritto la sceneggiatura con il fratello David-. Anche per la mera speranza di rendere questo mondo un pochino migliore, o più modestamente di convincere altre migliaia di persone a leggere il libro. Un libro necessario non solo per la Colombia, non solo per l’America Latina, ma per tutti gli abitanti di questo pianeta bistrattato”.  
Il film mostra lo scontro frontale tra bene e male, l’umanità e l’assenza di ragione, la bontà e l’irrazionalità, la civiltà e la barbarie. E’ una storia d’amore tra un padre e un figlio ma è anche il ritratto di un uomo buono in un momento in cui essere buoni non solo non è facile, ma può essere anche estremamente pericoloso.  Un periodo in cui la natura fotogenica del male e il fascino della violenza occupano continuamente e insistentemente i nostri schermi cinematografici e televisivi, la nostra letteratura e, ancora peggio, la nostra vita quotidiana.