Lou Castel torna a Roma per un’altra puntata del suo grande amore: il cinema. Nato a Bogotà nel 1943 da padre svedese e madre irlandese, è arrivato nella capitale da Parigi per girare tra Fiumicino e Passoscuro Always, un cortometraggio scritto e diretto da Alessio Di Cosimo, prodotto da Giampietro Preziosa e Luigi De Filippis, che vedrà la luce al prossimo Festival di Venezia.

“Mi è piaciuta la sceneggiatura, originale, semplice, dalle inquadrature belle come un quadro – spiega l’attore-. Non c’è nulla di autobiografico, lui è un vecchio pittore solitario che celebra la moglie morta, io non mi sono mai sposato. Mi piacciono i ruoli diversi da me, da recitare col giusto distacco, mi piace recitare personaggi non me stesso”.
“Ho lavorato molto con la camera fissa per curare nel dettaglio ogni inquadratura, catturare  lo sguardo magnetico dell’attore che  in questo corto avrà solo due battute” spiega Di Cosimo .

Castel spazierà invece accanto a Giorgio Colangeli e Leo Gullotta nel road movie Generazione di fenomeni che girerà a ottobre sempre con Di Cosimo. “Sarà un viaggio di questi anziani amici da Roma attraverso Umbria e Marche per raggiungere un luogo che ha segnato la loro giovinezza. Una commedia ricca di contenuti – anticipa il regista -, gli anziani hanno tanto da raccontarci”.

Castel ne ha fatta tanta di strada da quei Pugni in tasca di Bellocchio che nel 1965 lo strapparono all’anonimato, riconfermato poi da registi del calibro di Fassbinder, Wenders, Ruiz, Cavani, Samperi. Una carriera annunciata e interrotta dalla militanza politica, mai rinnegata, nell’estrema sinistra che lo fece allontanare dal nostro paese nei primi anni ’70. Una vita da “irregolare” ripercorsa nel documentario Pugni Chiusi di Pierpaolo De Sanctis a lui dedicato, che mostra un uomo sempre controcorrente, un po’ appesantito, coi capelli bianchi lunghi lasciati liberi sulle spalle, consapevole delle implicazioni estetiche e politiche del suo mestiere, per il quale l’amore è sempre grande.