Un thriller d’azione che uscirà da noi l’anno prossimo

Michele Placido, regista migrante, sbarca fuori concorso al Festival del Film di Roma col suo primo film francese, Il cecchino (Le guetteur). Un robusto poliziesco ad alta tensione, con cruente rapine e rapimenti, sparatorie furibonde, inseguimenti mozzafiato, tanti morti massacrati e ammazzati, con laghi di sangue e tantissima suspense. Un’ora e mezza col cuore in gola per questo ottimo film di genere, costato circa 14 milioni di euro, già venduto in 22 paesi nel mondo. Prodotto da Fabio Conversi (che da anni distribuisce in Francia i film italiani) con partner francesi e belgi e, per l’Italia, con Rai Cinema, che lo porterà nelle sale con 01 dall’anno nuovo, mentre in Francia ha già catturato 400 mila spettatori.

Una pellicola in cui non manca tutta la tensione della spy story, dove si intrecciano le vicende di alcuni spietati rapinatori di banche, di un inafferrabile e infallibile cecchino ben noto ai servizi segreti, di un poliziotto con un figlio morto nella guerra in Afghanistan che dà loro la caccia, e di un maniaco serial killer che si accanisce sulle donne. «Di questo film non ho scritto un rigo, l’ho solo girato – spiega Placido -. Andare in Francia non è stata una scelta, hanno apprezzato molto il mio Romanzo criminale e mi hanno chiamato. Ho diretto in base alle mie emozioni».

E sembra davvero diretta con mano francese questa estenuante caccia all’uomo che ha distolto Placido da altri due o tre progetti. «Ho scelto questo perché – spiega – è tra i generi che amo, come  il cinema di Melville e di Audiard, con attori come Lino Ventura, Alain Delon, Jean Gabin. Questo è il mio Romanzo Criminale francese. Più che un film politico lo definirei un film morale, visto che alcuni ex militari francesi preferiscono rapinare le banche che andare a sparare».

In Italia, spiega, ci sarebbero tante storie che vorrebbe portare sul grande schermo, come i collegamenti tra mafia e Stato. «Non si è raccontato quasi nulla di questi ultimi dieci anni, sarebbe quasi un dovere, io sarei pronto. Gli autori, salvo qualche rara eccezione, si autocensurano invece che andare più a fondo nella storia del nostro Paese. Sulla vicenda di Dell’Utri, per esempio, gli americani avrebbero già fatto un film, per capire perché è sotto osservazione dei giudici, io se potessi lo farei».

Pare comunque che ci sia già in cantiere un film su Dell’Utri cui potrebbe partecipare anche Sabina Guzzanti, mentre Sky sta preparando una serie tv su “mani pulite” prodotta e interpretata da Stefano Accorsi. «I giovani sopratutto, che sono più incazzati di noi, devono entrare nel vivo di quello che è avvenuto in questi anni – continua Placido -. Dobbiamo sforzarci tutti, soprattutto attraverso la cultura, io aspetto un segnale ma finora il governo non ne ha dati a sufficienza. Deve darci il mandato, e i soldi per farlo».

Intanto sta preparando il nuovo film su una storia d’amore tratta da Pirandello che spera interessi ancora i francesi. «Bisogna rieducare il pubblico a un certo tipo di prodotto – gli fa eco l’a.d. di Rai Cinema, Paolo Del Brocco -. Importanti film di genere come questo non se ne producono da anni in Italia perché non c’è l’attenzione della gente, che va riportata nelle sale. Noi siamo rimasti l’ultimo baluardo, produciamo 40 dei cento film prodotti in un anno, sarebbe interessante aprire i nostri confini ma navighiamo in acque agitate. Il sistema finanziario per il cinema deve cambiare, non possiamo sostenere tutto noi». «Abbiamo lanciato un ponte verso la Francia, vediamo», conclude Placido speranzoso.