Prendete una adolescente che segue fedelmente i dettami imposti dalla fede cristiana, il suo ragazzo che ha delle tendenze gay assolutamente anti-cattoliche ed una particolare conversazione con Gesù che invita Mary a sacrificare la sua verginità per salvare il “poverino” dalla perdizione, dopo di che provate a chiedervi come questo prodotto rivolto in modo particolare ad un target di teenager, possa aver in qualche modo diviso la critica americana, riuscendo a sollevare una discussione basata su temi di una certa importanza e del tutto personali come solo il senso religioso ed il rapporto con la fede può essere. Alla fine dei giochi è realmente possibile affermare che la salvezza si ottenga allontanandosi in qualche modo da Cristo senza offendere la morale cattolica e procurare scandalo? Incredibile ma vero. Nel paese delle meraviglie, dove tutto può accadere, anche assistere ad un rinnovato fervore religioso in seguito alla tragedia dell’11 settembre, è successo che un filmetto per ragazzi, dotato di una certa satira, ma quanto mai scontato per tematiche e luoghi comuni utilizzati, riesca ad alzare tanta polvere.

Fortuna che nel nostro paese, per quanto culla della cristianità e residenza ufficiale del Pontefice, molte paranoie pseudo apostoliche sono state superate ed il gay come la ragazza incinta e quella di cultura ebraica non sono visti come dei dannati, delle categorie a rischio bisognose di una immediata quanto efficace redenzione. Dunque al di là dell’atmosfera da tipica commediola americana incapace di portare elementi nuovi all’interno degli schemi comici e satirici, Saved!, opera prima di Brian Dannelly, pur proponendosi l’alto compito di rompere alcuni argini di perbenismo e false ipocrisie, non riuscirà probabilmente a scatenare tanto scalpore anche in Italia. La morale, nascosta dietro quella religiosa, ci vorrebbe impartire l’insegnamento che ogni dettame ed ogni principio cristiano dovrebbe, in qualche modo, adattarsi od essere adattato alla vita concreta. Complimenti, grandiosa scoperta. A questo punto verrebbe la voglia di lanciarsi in una disquisizione sulla società americana e sui suoi eccessi, di qualsiasi natura essi siano, ma onestamente, il film non vale l’impegno ed il tedio dell’approfondimento. Per non parlare del prezzo del biglietto.

di Tiziana Morganti