Cento anni. E non li dimostra. Eppure possiamo permetterci di chiamarlo caro vecchio Peter, ragazzino dispettoso e senza rispetto per le persone più grandi di lui, desideroso solo di divertirsi e di non pensare che una mamma e un papà lui non ce li ha. La figura di Peter Pan è senz’altro una delle più complesse della storia della letteratura e l’ennesima rilettura cinematografica, in questo caso affidata alla mano di P.J.Hogan, regista più esperto in commedie romantiche sui generis che in classici senza tempo, ha la fortuna di poter contare su una sceneggiatura davvero intrigante. Infatti, pur rispettando appieno l’opera di Barrie, questa versione dell’anniversario esplicita tensioni lasciate, seppur non sempre, velatamente sommerse nella piece prima e nel romanzo in seguito.

I riferimenti alle pulsioni giovanili dei protagonisti sono evidenti, ben più che in precedenza, senza morbosità di sorta, ma semplicemente nel rispetto di un’accortezza filologica del testo. Le voglie inesplose di Peter e Wendy, la gelosia di Campanellino, l’ossessione pedofila di Uncino nei confronti di Pan e dei suoi compagni: tutti elementi che non vogliono svilire il mito del Bambino che sapeva volare, ma che svelano la ricchezza dell’opera di Barrie, per troppi anni tenuta decentemente nascosta. Peter Pan non è solo un romanzo di passaggio all’età adulta, ma anche un manuale di comportamento una volta raggiunta quella fase della propria vita. Tutti i personaggi e gli avvenimenti dell’Isola che non c’è altro non sono che proiezioni del mondo reale, non a caso la tradizione prevede che Uncino e il padre di Wendy vengano rappresentati dallo stesso attore (un grandioso Jason Isaacs in entrambi i ruoli, in questo caso): l’uccisione del padre è un normale percorso psicoanalitico.

Hogan, più che altri, preferisce concentrarsi su questi punti, mascherandoli, per quanto possibile, grazie alla ricchezza della messa in scena. L’Isola che non c’è è magnifica, così come la nave di Uncino e la Londra vittoriana, quest’ultima con un tocco alla Mary Poppins. Gli effetti digitali non sono di eccelsa fattura, ma nel mondo delle favole conta più che i sogni si possano avverare, non il modo in cui avviene. Il cast funziona, Peter Pan è odioso al punto giusto e Wendy diventerà una modella per Calvin Klein. Ottima idea affidare la parte di Campanellino a Ludivine Segnier, smorfiosetta come la fatina, mentre Olivia Williams è la mamma che tutti avrebbero voluto avere. Per saperne di più, imparare a volare, avere pensieri felici e quant’altro, l’indirizzo è sempre lo stesso: seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino.

di Alessandro De Simone