Intenso, toccante, altamente lirico, Mysterious Skin nasce sotto il segno della provocazione, una provocazione dai contenuti estetici oltre che politici, dichiarata con eleganza, ricercatezza formale, coraggio. Nell’ affrontare la delicata questione delle molestie sessuali, Gregg Araki non rinuncia al suo spirito irriverente, ma lo raffina trasfigurando una dolorosa tematica sociale in poesia. Tratto dall’omonimo romanzo di Scott Heim, il film rivela l’esigenza di un confronto non solo con i maggiori titoli di una controversa cinematografia contemporanea sensibile al sociale, da Boys don’t cry a Kids, fino al più recente Mystic River ma anche con la produzione personale precedente. Accanto alla visionarietà di The Living End, ritorna così anche la crudezza di film come Totally Fucked Up o Doom Generation, sublimata in tonalità placate, maggiormente suggestive. La struttura narrativa procede cronologicamente, modulata attraverso un crescendo di emozioni fino a raggiungere il suo momento di massima drammaticità in una conclusione struggente; ma è una commozione autentica, lontana da un momentaneo patetismo d’occasione, che scuote lo spettatore nel suo intimo, per poi tradursi in riflessione, in amara presa di coscienza.
Il temperamento dei giovani interpreti contribuisce alla suggestività di questo percorso emotivo lungo il quale si procede con un sorriso dal significato difficile da definire, anch’esso gradualmente mutevole, acquistando sequenza dopo sequenza sfumature sempre più amare. Accanto all’argomento portante del film, uno spazio importate lo occupa il tema dell’amicizia, della solidarietà incondizionata, come unica e vera risorsa contro ogni forma di sopruso, sia esso fisico o psicologico. L’elemento vincente di questa pellicola risiede dunque nella modalità del racconto: Mysterious Skin affronta il tema della violenza, senza essere violento: il regista concentra la sua attenzione sulla sfera intimistica, riducendo al minimo la visione disturbante di immagini eccessive e volgari. In questo, Araki riesce nella sua scommessa: l’enfant terribile del cinema gay dimostra quanto in realtà la società stessa nasconda qualcosa di terribile che supera lo stesso atto di violenza e che consiste nella sua dimenticanza fino all’assoluta rimozione. Mysterious Skin si rivela dunque un raffinato atto di denuncia, rivolto ad un pericoloso perbenismo, ad una civiltà discutibile, che tende dall’interno ad oscurare e a proteggere i suoi alieni.
di Anna Rita Simeone