Afosa serata di fine agosto a Roma, ravvivata da una succulenta sorpresa. In una sala del cinema Adriano si riaccendono le luci dopo la proiezione di Baby Driver – Il genio della fuga, sugli schermi italiani dal 7 settembre con Warner Bross. Il pubblico attende l’arrivo del giovane, geniale regista Edgar Wright che ha partorito e diretto questa divertentissima e intelligente commedia che mescola adrenaliniche azioni criminali con spettacolari inseguimenti in auto a momenti meno frenetici che danno spazio e corpo ai sentimenti.
Anche il cast non delude, capitanato dal giovane, bravissimo Ansel Elgort affiancato dai premi oscar Kevin Spacey e Jamie Foxx con Lily James, Jon Bernthal, Eiza González, Jon Hamm. Elgort intepreta un geniale, impenetrabile pilota che guida spericolato al ritmo incalzante della sua musica preferita elargita a raffica dai suoi inseparabili auricolari. Costretto a fare l’autista per un boss, portando al sicuro la sua banda dopo fruttuose rapine, metterà a rischio la vita, la libertà e l’ amore partecipando a un colpo destinato al fallimento.

Il regista si accomoda sul palco a fianco dell’interprete e il pubblico parte con le prime domande quando, all’improvviso, irrompe sul palco inatteso Kevin Spacey che praticamente gli ruba la scena, intrattenendo a lungo i divertiti presenti con commenti al film densi di intelligente, gustosa ironia. Cappellino rovesciato in testa, camicia celeste sbottonata, il premio Oscar (impegnato a Roma su un altro set) che nel film interpreta il gelido e spietato boss malavitoso Doc, spiega di aver scelto questo ruolo per il viaggio che compie nello scorrere della storia. “Amo interpretare personaggi che man mano fanno cambiare giudizio al pubblico – spiega-. Non mi piacciono le figure in bianco o in nero, soltanto buone o cattive, preferisco quelle che si muovono come in questo caso in un spazio più grigio”.

Per Wright, che ha dovuto ridurre a soli 59 giorni le riprese per le ristrettezze del budget e anticipare di tasca propria soldi per avere a disposizione due giorni in più, era un sogno avere un attore del calibro di Spacey.  Che, liberatosi inaspettatamente da precedenti impegni teatrali, dopo una colazione col regista a Baltimora dove girava House of Cards, ha subito accettato la parte. “Felicissimo di accettare un ruolo rifiutato da Clooney” sottolinea divertito l’attore. E continua a divertirsi mentre annuncia che in un probabile sequel (per il quale ipotizza pure il titolo, Baby Doc) lo ritroveremo sopravvissuto alle cruente scene finali di questo primo film, che lui considera quasi una grande storia d’amore oltre che d’azione e di musica. “Doc ha un cuore duro ma in realtà è capace di amare – spiega Spacey -, per questo alla fine aiuta i due ragazzi. Nel sequel – continua ironico -, si scoprirà la vera natura che lo lega a Baby, un po’ come un padre a un figlio”. Ovviamente cazzeggia, ridacchiando, confessando invece che quando ha di fronte una sceneggiatura perfetta come questa non si sogna nemmeno di improvvisare, di cambiarne una riga, di dare suggerimenti. “Volevo interpretare Doc col tipico accento britannico di Michael Caine, ma il regista ha detto no, ho obbedito!”.