Il primo quesito che ci si pone dopo aver visto un film come Io, lei e i suoi bambini (titolo originale Are We There Yet?) è come può il popolo americano aver speso la cifra di oltre 72 milioni di dollari per vederlo. L’attore e musicista Ice Cube (Boyz ‘n’ the Hood), abituato a ruoli da duro, non solo si presta ad una commedia ‘on the road’ in confezione famiglia, ma si pone anche in veste di produttore con la sua “Cube Vision”. La storia è molto semplice: Nick Persons (Cube) deve ‘traghettare’ due pesti di un metro e venti da Portland a Vancouver e il premio finale, se riuscirà nell’impresa, è il cuore della travolgente Suzanne (Nia Long). L’ostilità dei due bambini nei suoi confronti, tuttavia, farà provare a Nick, in poche ore di macchina, i traumi più orribili che possano toccare a un genitore in una vita intera: viene scaraventato giù da un cavallo, riceve il colpo di un’ascia gigantesca tra le gambe, si trova a saltare su auto in corsa e soprattutto distrugge la sua nuova e fiammante Lincoln Navigator. Ma tutto ciò che capita a Nick difficilmente provoca ilarità, il più delle volte fa invece nascere sentimenti di rabbia nei confronti di due incontrollabili forze della natura, ma ancor di più verso una madre che non è stata in grado di fornire loro i principi fondamentali del vivere sociale.

Su Nia Long non c’è nulla da dire più del fatto che il suo prepotente decolleté ci distrae dalla sua interpretazione. La piccola Aleisha Allen è invece il piccolo fenomeno di questo film, cantante e ballerina di talento già apparsa oltre che in varie trasmissioni televisive americane, accanto a Jack Black in School of Rock e a Sean Connery in Scoprendo Forrester. Nel film c’è anche una sua performance su Respect di Otis Redding. Altra sorpresa, per i più nostalgici, la presenza del Comandante Uhura di Star Trek, Michelle Nichols, nelle vesti di una tata alquanto focosa. Oltre all’ottimo lavoro di casting non resta nulla ad un film intriso di retorica fino all’eccesso, dalla comicità penosa e dal ritmo frammentato, se non quei 72 milioni che permetteranno al cinema hollywoodiano di perseverare nella creazione di altre pellicole che nulla potranno dare se non soldi facili, da raggranellare però molto in fretta, prima che il pubblico si svegli e si accorga di quello che sta guardando…

di Alessio Sperati