La cosa che fa più piacere parlando di Il vento, di sera è sapere che possano esistere in Italia dei metodi alternativi di fare e distribuire il cinema, senza necessariamente passare per i finanziamenti statali o le major. Queste ultime, in particolare, troppe volte hanno distribuito titoli italiani mandandoli allo sbaraglio nei multiplex contro i colossi americani, quando sarebbe stato in molti casi più semplice fare una strategia più oculata per raggiungere dei risultati migliori. Ben venga quindi la scelta di Andrea Adriatico, regista e produttore de Il vento, di sera, far uscire il suo film con la Vitagraph, piccola distribuzione bolognese, che ha optato per una circolazione della pellicola scaglionata nel corso delle settimane, in poche sale accuratamente selezionate a seconda del pubblico che le frequenta.
La cosa migliore per un film di questo tipo, nato dalla necessità di parlare di un evento triste della recente storia italiana come la morte di Marco Biagi, «un punto di riferimento – come ci ha detto lo stesso regista – che vuole far viaggiare su due binari paralleli lo sconforto collettivo e il dramma privato». Un’opera intimista che ha anche nel suo stile totalmente libero un punto di forza, «…a sottolineare i passaggi più delicati della narrazione. E una parte molto importante la fa la cura dedicata alla traccia sonora, un’attenzione che deriva proprio dalle esperienze teatrali con la compagnia di “Teatri di vita”».


Ma pur essendo naturalmente fondamentale l’esperienza in palcoscenico di Andrea Adriatico, Il vento, di sera è un’opera cinematografica a tutti gli effetti, aiutata in questo dal gruppo di attori che hanno partecipato al progetto. A partire da Corso Salani, interprete già apprezzato nel corso degli anni in due film di Marco Risi, Muro di gomma, opera che cercava di dare delle risposte alla strage di Ustica, e Nel continente nero, dove recitava in stile Trintignant al fianco di Diego Abatantuono in una edizione aggiornata de Il sorpasso. Qui veste i panni di un protagonista distrutto dal dolore della perdita del compagno e, pur non conoscendo nessuno dell’affiatata compagnia, ha partecipato con entusiasmo al progetto dopo aver letto la sceneggiatura, «uno sguardo particolare sulla dimensione personale dell’elaborazione del lutto». Una riflessione fatta anche dalla protagonista Francesca Mazza, particolarmente emozionata, dato che «dopo 22 anni di palcoscenico, ho avuto l’occasione di esordire al cinema con un progetto che mi ha coinvolto in maniera totale». Il vento, di sera è quindi un film che ha coinvolto emotivamente tutto le persone che ci hanno lavorato, compreso Giovanni Lindo Ferretti, leader storico dei C.C.C.P. e dei C.S.I. Il cantante ha una piccola parte nel film e, soprattutto, attorno a una sua canzone ruota tutto il film, una visione incredibile dell’origine del mondo. Speriamo che la bella accoglienza avuta al Forum di Berlino possa ripetersi anche presso un pubblico italiano che ha bisogno di poter scegliere di vedere anche film diversi dai panettoni e dai paradisi artificiali.

di Alessandro De Simone