Il rigore sbagliato, l’amore per la maglia azzurra, il rapporto complesso con il padre, sono il perno del film Il Divin Codino, l’emozionante biopic sulla vita e la carriera di Roberto Baggio, diretto da Letizia Lamartire con Andrea Arcangeli nei panni del calciatore, dal 26 maggio su Netflix che l’ha prodotto in associazione con Mediaset.
Gli sceneggiatori Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, affiancati dal protagonista di questo avvincente spaccato di vita vera, hanno messo a nudo l’uomo oltre al mito, raccontando il viaggio di una persona introversa, dal talento immenso e dalla storia personale tormentata. Il film ripercorre i momenti salienti della sua carriera calcistica, dagli esordi al fatidico calcio di rigore sbagliato nella finale dei mondiali del 1994 tra Italia e Brasile che ci costò l’ambita coppa. Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni allenatori e il rapporto con la famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale. Una figura rimasta indelebilmente scolpita nell’immaginario collettivo sportivo italiano e internazionale.

Il giovane attore Andrea Arcangeli interpreta magistralmente il calciatore, facendo proprie le riflessioni e la profondità d’animo di un campione che, anche negli anni di maggior successo, ha fatto dell’umiltà la sua corazza, accompagnato da un cast di alto livello, composto, tra gli altri, da Valentina Bellé (nei panni della moglie Andreina), Andrea Pennacchi (il papà), Anna Ferruzzo (la mamma) Antonio Zavatteri, Martufello, Thomas Trabacchi. A creare l’atmosfera giusta anche la canzone di Diodato “L’uomo dietro al campione”.
La provincia, l’ascesa al club più importante, la fede nel buddismo, persino il codino, concorrono a fare di Baggio il supereroe di un’intera generazione.

Quel rigore sbagliato, comunque, non lo archivierà mai. “Me lo porterò dentro sempre, era il sogno della mia carriera calcistica – confida lui presentando il film online con il cast -. Il problema è che fu il colpo finale, l’ho vissuto malissimo, dopo averlo sognato per milioni di notti non avevo mai pensato a quella realtà, non la cancelli. Praticare il buddismo mi  ha aperto un mondo”. E grato ai tifosi della Fiorentina: “Mi hanno sostenuto in quegli anni difficili dopo l’incidente al ginocchio anche se non avevo mai giocato”. Schivo com’ è si vergognava a fare un film su di lui. “Poi mi sono fatto trasportare, ne valeva la pena. Con mia moglie abbiamo raccontato agli autori la nostra vita – racconta -, sono stato diverse volte sul set, letto con loro le battute, ci ho portato il mio Pallone d’Oro”.

Dal canto suo Arcangeli si è preparato al ruolo guardando tutto ciò che trovava sul calciatore. “Dormivo persino con la sua voce – confessa -. Quando l’ho sentito dire che l’importante è sapere alla fine che hai fatto tutto ciò che potevi, ho capito cosa dovevo fare”. “A volte guardi solo l’atto finale ma è il percorso che fai per raggiungere l’obiettivo che conta – lo rassicura Roberto -. Andrea l’ha fatto con grande passione, è stato bravo, mi ha reso felice”. Confessa che farebbe qualunque cosa per tornare a giocare: “ma il mio ginocchio non me lo consente. Ci sono  tanti ottimi giovani cui dare fiducia”.
Il messaggio che vuol dare col film? “Capire l’importanza dell’amore e della protezione dei genitori, che non sono nostri nemici. Senza coraggio e determinazione è difficile raggiungere i tuoi obiettivi. Il tuo futuro te lo costruisci tu”.