È tornata la paladina delle single, la simpatica e pasticciona Bridget Jones, nata dalla penna di Helen Fielding e protagonista di uno dei maggiori successi cinematografici del 2001: il primo capitolo incassò infatti la non consueta somma di 280 milioni di dollari in tutto il mondo. L’inevitabile evoluzione della vicenda vede Bridget e Mark finalmente insieme, ma, come spesso accade in questi casi, timori, insicurezze e gelosie infondate rischiano di rovinare tutto. Il motivo scatenante della crisi tra i due è l’arrivo di una bellissima stagista nello studio di Mark, la bella, longilinea e cervellona Rebecca (Jacinda Barrett) che pare irretire il buon Colin Firth, ma come poi si vedrà, il mondo si evolve più in fretta dell’immaginario di BJ. In seguito, a complicare la vita dell’apprendista di Paolo Villaggio, ci si mettono una vacanza di lavoro nel Sud Pacifico e un fungo allucinogeno che le causa non pochi guai con la giustizia. Gli autori hanno voluto chiaramente puntare su di una commedia di tipo “slapstick”, molto fisica, trasformando e plasmando la Zellweger in una sorta di Fantozzi al femminile, sballonzolandola un po’ dappertutto. La sceneggiatura lascia molto a desiderare, sebbene ci sia una compensazione da parte della coinvolgente colonna sonora di grandi successi. Purtroppo si è persa per strada quella squisita satira alla Sex & the City trapiantata nel mondo classista del jet-set britannico, tanto presente nel primo film; al suo posto troviamo invece le vicende di una qualsiasi sitcom con qualche possibilità finanziaria in più. A chi pensi ci voglia una modifica fisica per far breccia nel pubblico si offre dunque una Zellweger che ha speso evidentemente più tempo ad ingrassare che a prepararsi alla sua goffa ed impacciata parte: confidiamo che per un’ipotetica nomination agli Academy questa volta dovrà sperare in Cinderella Man

di Alessio Sperati