120 repliche teatrali, quasi tremila biglietti venduti da febbraio ogni sera nei 22 palasport di mezza Italia, riempiti però solo a metà per non far stare il pubblico lontano dal palco più di 45 metri. Ci sarebbe voluto il triplo delle date per soddisfare tutte le richieste. Allora che fare? L’idea geniale di Aldo Giovanni e Giacomo per accontentare tutti i fan: portare Anplagghed al cinema. E sia chiaro, non trasformando la divertente pièce teatrale in un film, semplicemente reinterpretandola pari, pari per il grande schermo. Con qualche taglio qua e là, nuovi sketch creati a misura, cambio di regia (Rinaldo Gaspari al posto di Arturo Brachetti) ma, soprattutto, condensando il torrente di esilaranti battute (che a Milano ha superato le due ore) in soli 97 minuti. Di risate continue, anche per chi aveva già gustato dalla platea le esilaranti performances del trio milanese con il preziosissimo ausilio di Silvana Fallisi. “Un’operazione rischiosa – mette le mani avanti Giacomo Poretti -, non vogliamo ingannare nessuno, non è uno dei nostri soliti film con una storia- ci tiene a precisare-, spero sia chiaro al pubblico che è uno spettacolo teatrale ripreso per il cinema”. Sostengono a spada tratta che l’unico motivo che muove questa operazione è stato il voler risolvere il problema dell’affluenza pubblico dirottandolo al cinema “Dovevamo fare il triplo delle date – aggiunge Giovanni – così abbiamo ripreso più serate nel palazzetto di Modena. Potevamo prolungare la tournèe ma il prossimo anno vogliamo dedicarlo alla scrittura di un vero film”. Intanto Medusa che li segue da oltre un decennio non si è fatta scappare questa ghiotta occasione: ha collaborato alla produzione e dal 24 novembre porta il filmato in ben 600 sale. “Il crescente successo teatrale ci ha fatto venire l’acquolina in bocca – ammette l’amministratore delegato Giampaolo Letta – anche se è un esperimento quasi mai fatto finora”. Che si aspettino tutti di fare il pienone nelle sale, surriscaldando i botteghini in attesa dei prossimi “panettoni” natalizi, è evidente dall’insolita allegria sfoderata dal trio alla consueta conferenza stampa, alla quale di solito partecipano decisamente più tesi e taciturni. Tra i due litiganti…il terzo gode.

Qui invece le battute piovono a raffica, si ride e si scherza sulla pelle di tutti, giornalisti e attori, in primis la “vittima” di turno, ossia la donna del trio Silvana Fallisi, moglie di Aldo Baglio. “Mi hanno vietato di parlare – esordisce lei con la sua vocina surreale – sono tre uomini impossibili, intrattabili e io il loro puffetto antistress – finge di lamentarsi -, il loro parafulmine, sempre maltrattata. Tre aggettivi per definirli? Insopportabili, razzisti, maschilisti di merda! Per questo prendono una moglie, e anche se mi lamento Aldo non può buttarmi fuori di casa, abbiamo figli, e poi mi dovrebbe troppi alimenti!”. Il titolo Anplagghed, scritto in inglese maccheronico, vuol dire “acustico”, “scarno”, “senza spina” come usavano fare i grandi musicisti dopo grandi performance con piccoli concerti dal vivo. Questo spettacolo però poi è diventato grande. Filo conduttore è come sempre la vita in un quartiere periferico di una grande città, con i personaggi alle prese con piccoli e grandi problemi di tutti i giorni. Una galleria di “piccoli mostri” che parte da una parodia spaziale alla Star Trek, con tre astronauti pasticcioni e un saggio, uggioso robottino sbarcati dall’Enterprise su un pianeta sconosciuto abitato da alieni: gli spettatori. Il trio con la saccente guida di Giacomo va alla galleria d’arte moderna, si affronta davanti a un bancomat, sul tetto di un grattacielo a fare jumping, con un vigile pedante e uno sfigato ladruncolo di moto. Non c’è mai ironia diretta o pesante sui governanti di turno:”Ognuno di noi ha le sue idee politiche ma nello spettacolo privilegiamo i caratteri per far divertire, non abbiamo mai voluto schierarci artisticamente” spiegano. Ma cosa preferiscono tra teatro, cinema e tv? “Il teatro è il più faticoso ma dà molta energia, hai la possibilità di creare sempre cose nuove ma non c’è la sorpresa del cinema che cambia sempre dalla scrittura, alle riprese, al montaggio. La tv è ancora più bizzarra, abbiamo fatto sempre cose tremende che non puoi fare altrove. Però ci andiamo solo se c’è l’idea giusta che ci solletica, ma per ora non c’è un ambito per sviluppare le nostre idee”. E in quanto a vederla? “C’è poco da guardare!”.

di Betty Giuliani