
Un coming of age duro e tenerissimo, coinvolgente e emozionante, interpretato da attori non professionisti. Un diamante grezzo racchiuso Tutto in un’estate!, ottimo esordio alla regia di un lungometraggio di Louise Courvoisier. Il film ha vinto il premio giovani al Festival di Cannes, un paio di César e dal 26 giugno sarà nelle nostre sale con Movies Inspired.
L’autrice trentunenne esplora l’ambiente rurare del Giura francese, dov’è cresciuta, per raccontare la storia del diciottenne Totone, interpretato da un eccellente Clément Faveau. Il ragazzo passa le giornate con gli amici a bere birra, ma perso il padre in un incidente deve prendersi cura di sua sorella di sette anni e trovare un modo per guadagnarsi da vivere. Decide così di mettersi a produrre il miglior formaggio Comté della regione, che gli permetterebbe di vincere la medaglia d’oro al concorso agricolo e 30.000 euro. Ma non ha esperienza, ricorre a metodi poco ortodossi, creandosi intorno nemici e guai.
Per creare i personaggi e la storia la regista si è ispirata alla comunità in cui vive e che osserva fin da bambina. Molti giovani hanno lasciato prematuramente la scuola per lavorare nelle fattorie con i loro genitori, molti hanno situazioni familiari difficili, e lei è riuscita a farne un ritratto positivo e sfumato che venisse “dall’interno”.
“La paura dell’ignoto, la conquista del territorio, tutto questo si intreccia con una certa goffaggine tipica dei miei personaggi e del loro comportamento – racconta -. Sono molto affezionata a Totone, anche se non è un eroe ed è pieno di difetti. Volevo mostrare le sue imperfezioni tanto quanto le sue virtù. E’ come un cucciolo goffo e iperattivo, che può ballare mezzo nudo su un bancone o non riuscire ad aiutare suo padre quando ne ha bisogno, ma resta comunque dolce e adorabile. E’ anche una forza della natura, con un modo unico di reagire agli eventi e un forte senso di comunità”.
I modi di camminare raccontano molto dei personaggi e del loro mondo interiore, soprattutto perché sono piuttosto taciturni. Courvoisier aveva bisogno di trovare un equilibrio tra uno sguardo crudo e diretto e un approccio poetico, e c’è perfettamente riuscita.