In sala dal 4 luglio, anche in 3D

Spider-Man si riaffaccia sul grande schermo, stavolta in salsa decisamente ironico-sentimentale. A farlo arrampicare tra i grattacieli di Manhattan stavolta è il regista Marc Webb che in The Amazing Spider-Man, nelle sale dal 4 luglio in 3D, recupera una nuova fetta del passato dell’orfano Peter Parker, qui interpretato da Andrew Garfield. A Soli 5 anni dall’ultima pellicola della trilogia firmata da Sam Raimi con Tobey Maguire, Webb ci offre un film leggero, divertente, per ogni età, ripartendo da quando Peter a soli 7 anni vede per l’ultima volta i genitori, precipitosamente e misteriosamente in fuga.

Allevato dagli zii frequenta il liceo, ha pochi amici, si innamora della bella e impossibile compagna Gwen (Emma Stone) figlia del capo della polizia. Ritrovata una valigetta che apparteneva a suo padre, cerca di saperne di più sulla scomparsa dei suoi. Le ricerche lo conducono alla Oscorp, dove lavora lo scienziato Curt Connors (Rhys Ifans), ex collega del padre e dove, esplorando un laboratorio, viene morso da un ragno geneticamente modificato che lo trasformerà in un supereroe.

«Sono partito da questo aspetto – spiega Webb, a Roma col cast per presentare il film -. Ero curioso delle conseguenze emotive di quell’evento. Peter va alla ricerca del padre ma trova se stesso. Il morso del ragno per me non era così importante. Peter deve ancora crescere e comprendere fino in fondo le proprie responsabilità – prosegue il regista -. Spider-Man non è come Harry Potter, è un personaggio leggendario da cinquant’anni con moltissime storie da raccontare».

In quasi tutta la prima parte del film i veri effetti speciali sono i sentimenti: degli zii verso il ragazzo, che sta crescendo gracile e chiuso, diffidente, solitario; di lui che cerca riscatto dalle angherie dei compagni e dalla rabbia di un abbandono che non riesce bene a capire; di amicizia e speranza nei confronti dell’ex collega del padre, che sarà pronto a tutto per portare a buon fine un esperimento genetico al limite dell’impossibile. Una sorta di genio pazzo che diventerà il pericolo numero uno per la collettività. Ma lui, grazie ai poteri della sua bavosa ragnatela, sarà in grado di dare la caccia ai peggiori mostri, aiutato da Gwen che, saputa subito la verità sulla sua trasformazione in “uomo ragno”, sarà pronta a stargli accanto in questa missione impossibile, anche a costo della vita.

Andrew Garfield indossando quel costume è tornato all’età di tre anni: «Quando mi sono vestito per la prima volta da Uomo ragno – racconta -. Sono anch’io uno dei tanti suoi fan, ho sentito una certa responsabilità nel riportarlo in vita. Non potrei interpretare nessun altro! Il mio cuore appartiene solo a Spider-Man».

Da cosa nasce tanto amore per questo personaggio? «Lee ha creato un eroe in cui molti si riconoscono – dice Webb -.  Peter è un ragazzo come molti, con problemi con le ragazze e con i coetanei. O forse è il suo costume che ha instaurato una sorta di relazione primordiale con molti abitanti del mondo».

A difendere le vere intenzioni dello scienziato pazzo ci prova il suo interprete. «Le intenzioni di Curt non sono malvagie – lo difende Ifans -. È un uomo di scienza che vive il dramma della mancanza di un braccio e la mutilazione lo rende incompleto anche a livello psicologico, come Peter, a cui mancano i genitori. Vivono entrambi lo stesso sentimento, ma reagiscono in maniera diametralmente opposta. Non è un cattivo nel senso più semplicistico del termine. Connors vorrebbe aiutare il genere umano, ma si lascia prendere la mano e perde il controllo. La sua arroganza verrà punita. Ci sono limiti che la scienza non dovrebbe valicare con leggerezza». Sugli esperimenti genetici Ifans ha le idee molto chiare: «Viviamo in un mondo in rapidissimo progresso, spesso non si ha il tempo di porsi degli interrogativi morali che sarebbero doverosi – dice l’attore -. È una materia molto delicata, e mi addolora pensare a quanto spesso subentrino interessi di parte che fanno perdere di vista l’etica. In un ambito come quello della genetica, dovrebbe essere al primo posto».