Un salto indietro di sessant’anni per partecipare alla nascita di un’opera di Jackson Pollock. Una magia possibile fino al 24 febbraio nell’ Ala Brasini del Vittoriano di Roma visitando la mostra Pollock e la Scuola di New York prodotta dal Gruppo Arthemisia e curata da David Breslin, Carrie Springer e Luca Beatrice. Una cinquantina di  capolavori di Pollock, Mark Rothko, Willem de Kooning, Franz Kline, concessi dal Whitney Museum della Grande Mela, frutto di una rivoluzione artistica nata nel maggio del 1950 con la rivolta degli action painter esclusi da una importante mostra di arte contemporanea al Metropolitan Museum.  A immortalare quei maestri Irascibili che hanno reso unica un’era della storia dell’arte e consegnarli ai posteri, la celebre foto scattata da Nina Leen nel 1950 che campeggia all’ingresso della mostra.

Anticonformismo, introspezione psicologica e sperimentazione sono le tre linee guida che accompagnano lo spettatore ad ammirare i capolavori che hanno trasformato l’espressionismo astratto nel segno indelebile della cultura pop moderna, attraverso il particolare connubio tra espressività della forma e astrattismo stilistico che influenzarono sensibilmente tutti gli anni ’50.

Ad accogliere il visitatore un lungo corridoio “addobbato” con i coloratissimi inconfondibili tratti del ‘primo artista americano’ proiettati su pavimento, soffitto e pareti.
Emozione pura si prova nel poter ammirare sdraiati su un apposito sofà il filmato proiettate sul soffitto di Pollock intento a creare una sua opera versando e spennellando freneticamente vernice su un piano trasparente. A catturare l’attenzione nella sala a lui dedicata la celebre Number 27, la tela lunga oltre tre metri dai vividi, armonici colori, esposta per la prima volta nella capitale.