“Le tre rose di Eva” in 14 puntate, da settembre su Canale 5

Grandi passioni, thriller, noir, pericolosi triangoli amorosi e, soprattutto, forti risparmi. Sono le parole chiave per la nuova stagione della fiction Mediaset. Il nuovo modello produttivo, sperimentato con la realizzazione della seconda serie in 14 puntate del melò Le tre rose di Eva,  che a settembre aprirà la stagione seriale di Canale5, prevede riprese a tempo di record per abbattere i costi, salvaguardando però la qualità. Il punto di forza di questa nuova linea editoriale è la scrittura molto accurata dei nuovi sceneggiati, l’altissima professionalità di registi, attori, tecnici e di tutti gli addetti ai lavori, spiegano il direttore della fiction Mediaset Antonino Antonucci Ferrara e Massimo Del Frate, responsabile della fiction Endemol che ha prodotto lo sceneggiato che ha registrato una media del 20% di share, fidelizzando più di cinque milioni di telespettatori. Un thriller melò che ora promette tante novità. «Rilanciamo sulla felicità della coppia che nella seconda serie affronterà notevoli traversie – spiegano -. Insomma, non è tutto oro quello che luccica. Ogni personaggio ha un proprio desiderio, sano e malsano, che farà da motore alla storia e da perno alla propria azione. I colpi di scena non si risparmiano, niente è dato per scontato, tra misteri, intrallazzi, horror e persino scene saffiche, soft».

Nell’immenso cast, accanto ai protagonisti Anna Safroncik (Aurora Taviani) e Roberto Farnesi (Alessandro Monforte) ruotano personaggi vecchi e nuovi, tra cui Nino Castelnuovo, Luca Ward, Paola Pitagora, Barbara De Rossi, Carola Stagnarto, Euridice Axen, Luca Capuano, Giorgia Wurth, Karin Proia, Victoria Larchenko, Elisabetta Pellini, Fabrizio Bucci, Fiorenza Marchegiani , Francesco Arca, Licia Nunez, Rocco Giusti, Simon Grechi, Mario Cordova, Domenico Balsamo, Alfredo Pea, Giulio Pampiglione, la new entry Antonella Fattori nei panni della perfida e misteriosa Elisabetta.

Sul set hanno affrontato stoicamente ritmi di lavoro serrati, girando fino a dodici scene al giorno (in una tenuta nobiliare alle porte di Roma) che hanno permesso di realizzare ogni episodio in circa due settimane e abbattere i costi di produzione del 30%. «Per me è stato uno stimolo, mi ha richiesto più concentrazione – confida Farnesi -, e una vita di clausura, lavorando anche la sera a casa». «È stato fondamentale non uscire mai dal personaggio per mantenerne l’emotività – gli fa eco Anna Safroncik -. Tante scene, tanto impegno, non puoi mai andare sopra le righe, devi essere reale per avvicinarti al pubblico». «Se sei un vero attore una parte la leggi e la fai – sostiene Luca Ward, alle spalle anni di onorato doppiaggio -. Produrre con questo sistema fa tornare i professionisti del cinema davanti e dietro la macchina da presa, in Italia abbiamo da sempre queste grandi capacità».

«Giravamo in contemporanea con due troupe parallele per dimezzare i tempi di ripresa – spiega Raffaele Mertes, regista della serie con Vincenzo Verdecchi -. Un grosso aiuto ce lo hanno dato le nuove tecnologie, come il drone telecomandato in grado di effettuare riprese aeree sulle singole scene per dare maggior respiro alle immagini. Il resto avviene al montaggio, fondamentale per mettere insieme tutte le energie sviluppate».

Quali fantasmi del passato si nascondono a Pietrarossa? Perché i suoi segreti possono sconvolgere la vita di Aurora e degli abitanti di Villalba? Il mistero continua dunque ad infittirsi. Quanto scoperto alla fine della prima serie non era che la punta dell’iceberg, anticipano gli autori. La storia, pur raccontando le tormentate vicende dei due amati protagonisti, si tinge ancor più di giallo.