Nei cinema dal 18 maggio

I rapporti difficili tra adulti e adolescenti, tra genitori e figli, sono al centro del duro e delicato film dei fratelli Luc e Jean-Pierre Dardenne Il ragazzo con la bicicletta, in concorso a Cannes e dal 18 maggio nelle nostre sale con Luchy Red. I due registi belgi descrivono con lucida sensibilità, in modo assai toccante ma senza sbavare in inutili sentimentalismi, la dolorosa esperienza di Cyril (Thomas Doret), un ragazzino di dodici anni abbandonato dal giovane e disperato padre in un istituto. S’imbatterà nella parrucchiera single Samantha (l’attrice belga Cécile de France) che si prenderà cura di lui nei week-end. Il film segue passo passo il recalcitrante, ferito e fiero Cyril che, caparbiamente, si mette sulle tracce del padre, lo rintraccia, viene da lui ancora una volta rifiutato, sbanda verso una strada pericolosa, ma alla fine accetta di farsi curare le ferite dell’anima dalla giovane donna che, anche lei caparbiamente, non ha smesso di occuparsi con amore di lui e, finalmente, di ricambiarne i sentimenti.

Difficile non commuoversi di fronte alla dura lotta del piccolo (privato non si sa quando e perché anche della madre) per farsi accettare da un padre che, si immagina, duramente provato dalla vita cerca faticosamente di risollevarsi e che ammette senza mezzi termini di non farcela ad occuparsi di lui. Lo scaccia senza un gesto di affetto e di pietà, sentimento che si prova invece per lui, solo e sconfitto dalla mancanza d’amore. Amore che invece troverà Cyril in Samantha, che gli offre il calore di una vita semplice ma piena di comprensione, amicizia, verità. Un film che fa bene al cuore, che rifiuta il manicheismo e il ricatto dei sentimenti, che non dà lezioni ma che insegna a non mollare.

«La storia di una donna che aiuta un ragazzo a liberarsi della violenza di cui è prigioniero ci ossessionava da anni – spiegano gli autori -. Un ragazzino senza legami che rincorre l’amore senza saperlo». E lo fa inforcando la sua inseparabile bicicletta, sfrecciando giorno e notte per le strade dell’anonima, ordinata cittadina, inseguendo ossessivamente le tracce paterne. Un anno per mettere a punto la sceneggiatura, due mesi scarsi di riprese. I Dardenne hanno abilmente evitato di cadere nella trappola della compassione: «Bisognava attenersi il più possibile ad aspetti come l’apertura, lo scambio – spiegano -. Nonostante la violenza della storia il film ha qualcosa di luminoso. Abbiamo voluto costruirlo come una specie di fiaba moderna, con i cattivi che fanno perdere a Cyril le sue illusioni e Samantha come una sorta di fata».

Per la prima volta in un loro film hanno messo la musica, come una specie di carezza per il ragazzo. La scelta di Thomas tra centinaia di provinati. «Ci ha colpito il suo sguardo, il suo lato cocciuto, concentrato, la sua capacità di imparare al volo le battute, il suo modo di recitare, commovente senza essere melenso. È cintura marrone di karate, lo aiuta nella concentrazione».