
«Va, pensiero, sull’ali dorate» risuona di nuovo tra le pietre millenarie dell’Arena di Verona. In tempo di guerra, pressione e conflitti laceranti, il Nabucco, con la sua narrazione e le sue tematiche, mai come ora rimanda all’attualità. L’opera di Giuseppe Verdi, rivisitata dal genio visionario di Stefano Poda per il Festival dell’Arena di Verona, andrà in onda in prima serata su Rai 3 sabato 21 giugno, Giornata mondiale della musica. A interpretare il re di Babilonia il baritono Amartuvshin Enkhbat con Anna Pirozzi, Roberto Tagliavini, Francesco Meli, Vasilisa Berzhanskaya, diretti dal maestro Pinchas Steinberg. A condurre la serata Cristiana Capotondi e Alessandro Preziosi.
Oltre 160 gli artisti del Coro diretti da Roberto Gabbiani, e 120 i professori dell’Orchestra di Fondazione Arena. 13 telecamere, tra droni e steadycam, a riprendere la rappresentazione. A incombere sulla scena una grande clessidra pronta a rompersi e a liberare la vita dallo scorrere del tempo, dalla mortalità. E un’esplosione “atomica” che, a ottant’anni da Hiroshima e Nagasaki, è allo stesso tempo un monito e una riflessione sull’istinto autodistruttivo dell’uomo.
Grandi elementi simbolici e disegni di luci innovativi si combinano sulla scena, per raccontare un conflitto non solo fra popoli ma all’interno di ogni individuo, tra superbia, coscienza e speranza. Un’ idea di conflitto permanente che viene declinata in ogni momento della messa in scena, attraverso molteplici visioni belliche, da minacciose sciabolate post-moderne fino ad un missile atomico.
“Due polarità si attraggono e si respingono durante tutta l’azione scenica, fino ad un punto di massima repulsione e scissione, per poi arrivare alla sintesi del Finale in cui i due opposti si riconciliano – spiega Poda -. La metafora è quella dei legami fra le particelle atomiche: dalla loro unione si origina la materia, ma l’Uomo ha scoperto come separarle causando totale distruzione. Il progresso tecnologico rende tutto possibile, e Nabucco non esita ad usare la sua superiorità materiale contro gli sconfitti, fino ad arrivare a conseguenze drammatiche: l’insegnamento di questo capolavoro è che la razionalità, per essere ben diretta, non può prescindere dalla spiritualità”.
Gerusalemme è assediata da Nabucco, re di Babilonia. Zaccaria, il Gran Pontefice, incoraggia il popolo ebreo rifugiato nel tempio di Salomone e lo rassicura che è ancora possibile trattare la pace: la figlia del nemico, Fenena, è stata catturata. Zaccaria la affida a Ismaele, nipote del re di Gerusalemme. Il Pontefice, non sa che i due giovani si conoscono da tempo e si amano. Lui tenta di liberare l’amata, ma viene bloccato da un manipolo di guerrieri babilonesi travestiti da ebrei e guidati da Abgaille, altra figlia di Nabucco, propensa all’inganno e al comando. Anche lei ama Ismaele, ma considera l’amore una questione politica, prima ancora che di cuore, da usare come merce di scambio. E’ disposta a rinunciare alla vendetta se Ismaele lascerà Fenena. Lui rifiuta, non teme di morire, chiede solo pietà per il suo popolo. Intanto, fuori è la catastrofe. Altri ebrei si rifugiano nel tempio. Quando Nabucco vi fa irruzione, Zaccaria minaccia di uccidere Fenena, ma Ismaele lo blocca e consegna la giovane al padre. Nabucco dà il via alla distruzione del tempio.