A pochi giorni dal termine dal Telecom Masters di Roma ed in attesa che prenda il via il torneo del Roland Garros, il tennis torna sullo schermo, il grande schermo precisamente, nell’insolita quanto altolocata cornice dei campi di Wimbledon per celebrare una storia d’amore e di riscatto sportivo. L’omonimo film girato da Richard Loncraine e scritto da due esperti della commedia come Adam Brooks (Frenk Kiss) e Jennifer Flakett (Little Manhattanprossimamente nelle sale) si avvale non solo di formule di sicuro successo ma anche di particolari inediti che regalano un pizzico di innovazione ad una vicenda che, altrimenti si sarebbe potuta confondere con mille altre. Una particolarità che non si rintraccia certo nella scelta dei due protagonisti (Paul Bettany e Kirsten Dunst), per altro efficaci nei ruoli a loro assegnati, ma nel luogo che, lontano dall’essere esclusivamente cornice, si innalza a livello di co-protagonista. Infatti per la prima volta dalla sua nascita nel lontano 1877, il torneo più prestigioso del circuito tennistico ha accettato di lasciare non solamente che una troupe cinematografica filmasse alcuni momenti di gioco durante l’edizione del 2003, ma ha elargito l’accesso agli stessi campi, centrale compreso, per girare la scena finale.

Un onore che il mondo tennistico ha concesso anche per l’esigenza dimostrata da parte della produzione di riprodurre fedelmente, per quanto possibile, le atmosfere e gli stati d’animo che circolano tra i campioni durante il torneo. Ed il risultato di tanta maniacale attenzione non tarda a farsi notare, considerando anche il coinvolgimento di un ex campione come Pat Cash, chiamato a curare la forma e la tecnica dei due protagonisti e la partecipazione straordinaria di John McEnroe, impegnato a rappresentare se stesso. Particolarità tecniche ed organizzative a parte il film si identifica come una tipica commedia romantica arricchita da un sottile e sofisticato humor inglese e da toni sofisticati, tutto per giungere al previsto happy end politicamente corretto che lascerebbe in bocca un po’ il gusto del già visto se non fosse per i molti e curati effetti speciali insoliti per una commedia e per i brevi ma spassosi viaggi nelle elogubrazioni mentali di Bettany. Forte di una evidente modestia “Wimbledon”, grazie a questi elementi e ad un buon ritmo, si presenta come un film certo non indimenticabile ma dalla pregevole capacità d’intrattenere.

di Tiziana Morganti