Wim Wenders, fresco dell’ Orso d’Oro berlinese alla carriera, porta sugli schermi Ritorno alla vita una storia di colpa e redenzione. Protagonista maschile assoluto James Franco, nei panni di uno scrittore in crisi creativa che si dibatte tra insofferenza e amore per le donne della sua vita: Sara (Rachel McAdams), sua compagna all’inizio del Film storia, Kate (Charlotte Gainsbourg) involontariamente partecipe alla tragedia che segnerà le loro vite; Ann (Marie Josée Croze) e sua figlia Nina con cui condividerà gli anni del suo successo letterario. Il copione glielo inviò per posta lo sceneggiatore norvegese Bjorn Olaf Johannessen e Wender ne fu subito conquistato.

Cosa le è piaciuto in particolare della storia?
Il senso di colpa in cui si incorre in ogni attività creativa quando si usa la vita reale, quando si utilizzano per il proprio lavoro le esperienze o la sofferenza di altre persone trasformandole in un libro o in un film. Una sensazione che anch’io come regista vivo in continuazione. Mi chiedo fino a dove ci si può spingere e dove bisogna fermarsi?

Un incidente porta il protagonista a diventare uno scrittore migliore
Tomas è piuttosto introverso, enigmatico, circondato da un alone di mistero come molti scrittori, costretti a proteggere i loro segreti per trasformare poi tutto in parole.

Perché ha scelto James Franco per interpretarlo?
E’ anche lui uno scrittore e capisce il conflitto che è alla base del film. Ci siamo incontrati a New York, l’ho accompagnato all’università dove insegna sceneggiatura, mentre ascoltavo il seminario gli studenti mi hanno coinvolto e alla fine abbiamo terminato la lezione insieme.

Non sono troppe quattro donne nella vita di un solo uomo?
Tutte hanno un ruolo fondamentale, i loro destini sono intrecciati, c’è una forte connessione soprattutto tra lui e Kate. Tutte e quattro le figure femminili affrontano i conflitti in modo più diretto, costringendo Tomas a uscire dal suo guscio. Le donne sono sempre molto più schiette degli uomini nel far fronte alle situazioni.

Può spiegare la scelta di girare in 3D?
In un’epoca di immagini spazzatura che circolano senza alcun criterio, sono soprattutto i pittori e certi fotografi a restituirmi la sensazione che possiamo usare le immagini stesse, soprattutto in cinemascope 3D, e la narrazione, per illuminare e preservare l’esistenza delle cose e delle persone.