I benpensanti storceranno sicuramente la bocca: difficile, assai improbabile, potranno mai apprezzare un’operazione del genere. Settantotto minuti in pianosequenza (o quasi, considerando due piccoli stacchi) e camera fissa su un pene saranno difficili da mandare giù. Avete capito bene, sì: Uncut – Member Only(titolo straordinario) è il delirio di un giovane regista – Zarantonello, già capace di sorprendere con l’horror-splatter Medley, girato fra le mura di un liceo del Nord-Est – che sfida anni e anni di sintassi e grammatica cinematografica, proponendo il più semplice (e folle) dei soggetti. Costretto a letto da una frattura alle gambe, un uomo (il pornoattore Franco Trentalance) inizia a chiamare le donne che conosce per implorare una visita e un po’ di “intrattenimento”. Fra le tante che interverranno – sempre con scarsi esiti – anche una poliziotta che lo metterà sotto torchio per la misteriosa sparizione della fidanzata.

E anche una sconosciuta e sensuale voce femminile, messasi in contatto con lui per un errore nella composizione del numero telefonico. Questa la trama. È il punto di vista, come detto, a stupire: bloccato su un unico dettaglio (a seconda della circostanze piccolo o grande, ma più spesso piccolo…), l’occhio dello spettatore seguirà il dipanarsi degli eventi attraverso il “ferro del mestiere” del protagonista. Partendo dall’assunto che “L’uomo può mentire, ma il suo pene no”, Zarantonello tenta la carta della provocazione quale “misura” innovativa con cui narrare una storia: troppe volte, a suo dire, la macchina da presa ha sfiorato le parti intime dei vari personaggi senza mai rimanere a quell’altezza. Oggi (anche se il lavoro è terminato nel 2003), “finalmente”, un intero film si svolge senza mai allontanarsene. Eccessivo? Originale? Spartiacque? Forse. Per il momento, da malpensanti intransigenti, lo riteniamo un prodotto squisitamente inutile. Girato in un solo giorno (dopo quattro giornate di prove), il film uscirà – vietato ai minori di 18 anni – in un’unica sala, a Roma. Quantomeno per ora.

di Valerio Sammarco