Palindromes nella traduzione italiana ‘palindromi’, si usa per indicare quelle parole che si possono leggere sia da sinistra verso destra che viceversa; l’autore del graffiante Happiness e dell’altrettanto irriverente Storytelling ancora inedito da noi, fotografa impietosamente l’America di oggi, sempre rispettando i canoni ormai consolidati del suo cinema provocatorio e sarcastico. Dotato di una genialità fuori dal comune e di una lucidità impressionante, Soldondz descrive il sogno americano frantumandolo in tanti piccoli quadretti di feroce quotidianità. Come per la parola che si legge in entrambe i versi, così anche le protagoniste (ancora adolescenti) possono avere sempre volti differenti così da riuscire meglio nell’immedesimazione dello spettatore. La capacità di ricreare atmosfere grottesche e paradossali al limite della parodia, lo portano ad essere indicato tra i massimi esponenti della controcultura statunitense, regista di culto del cosiddetto ‘politically incorrect’. Dalla scelta per la colonna sonora, all’uso della fotografia, al desiderio di suddividere la vicenda in tanti capitoli presentati con inserti curiosi (a seconda che si parli di maschi o femmine, compare un pannello colorato con il nome dei protagonisti) il risultato è sempre vincente.

Soldontz si mostra iconoclasta verso ogni sorta di dogma definito: il cattolicesimo, esasperato nelle visioni più estreme (il karaoke nel nome di Gesù con bambini affetti da malformazioni è davvero cinico) il perbenismo di una certa borghesia contratta e meschina viene deturpata da figure di giovani libere e ribelli, e cosa che probabilmente dovrebbe far riflettere ci sono sempre adolescenti che entrano a contatto con adulti in modo piuttosto ambiguo. In merito al problema ci si potrebbe interrogare sul perché il regista continui a volere giovani per girare scene, più o meno esplicite, così forti velate sempre però da un’ingenuità candida e infantile. A questo proposito, senza esprimere considerazione di natura etica o morale sarebbe curioso cercare di capire meglio la storia di Palindromes; potrebbe o no essere interpretata come una rivisitazione in chiave folle e “fiabesca” dell’iniziazione alla vita dei ragazzi? Probabilmente a questa domanda non saprebbe rispondere neanche egli stesso, il quale si è espresso con una battuta simile al maestro Dalì interrogato circa il senso della sua arte: «se non siete sicuri di capire il perché o il per come di tutto, e non sono sicuro di riuscirci io stesso, lasciatevi andare».

di Ilario Pieri