“Lo chiamavano Trinità” è il film “culto” del 1970, che ha lanciato nel mondo l’accoppiata Bud Spencer & Terence Hill, dando il via a un vero e proprio filone di divertenti pellicole piene di risate e scazzottature. In quella occasione debuttava come secondo aiuto regista il giovanissimo Marco Tullio Barboni, in seguito sceneggiatore di fiducia per quei due attori campioni di incassi al botteghino ed anche autore di tanti altri lavori cinematografici e televisivi di grande successo.
“… e lo chiamerai destino” è invece il titolo del libro di esordio dello stesso Marco Tullio, attualmente in libreria, per le Edizioni Kappa. Un’opera dalla struttura un po’ particolare, che potrebbe essere benissimo un testo teatrale o la sceneggiatura di un film. Oscar e Felix sono due personaggi reali, che appartengono al mondo dello spettacolo e interagiscono tra di loro, in un susseguirsi avvincente di lotte e di attacchi reciproci, senza esclusione di colpi. La trovata originale deriva dal fatto che i protagonisti incarnano in realtà due entità astratte, come il conscio e l’inconscio dell’animo umano. Due rovesci di una stessa medaglia, dove c’è il continuo interscambio dei ruoli vittima-carnefice. In pratica, quando, nella vita di tutti i giorni, prendiamo una decisione con la nostra parte razionale, dobbiamo sempre fare i conti con la zona “buia” più recondita del nostro “io”, che spesso “rema contro”, e che quasi sempre finisce per avere il sopravvento. Gli insuccessi spesso sono quindi il risultato di questa “guerra interna”, per i motivi che ho appena cercato di spiegare, e non per malasorte o invidia altrui. Certe cose vanno in un certo modo perché così devono andare, nostro malgrado. Una teoria molto interessante, che mi sento di condividere. Anch’io tante volte mi sono intestardito invano per raggiungere certi risultati, salvo poi rendermi conto che era giusto non esserci riuscito (come a dire che… non tutto il male vien per nuocere). Nonostante l’apparente complessità del tema trattato, Barboni ha uno stile semplice, diretto, in grado di farsi capire anche da chi è a digiuno di psicoanalisi. Positivo quindi, sotto tutti i punti di vista, questo debutto letterario che lascia ben sperare per il nuovo testo, attualmente in fase di preparazione.
Pierfrancesco Campanella