Riscatto e perdizione, quattro storie d’amore tra momenti di vita molto duri. Sono al centro del film Il permesso, 48 ore fuori diretto e interpretato da Claudio Amendola con Luca Argentero, Giacomo Ferrara, Valentina Bellè,  che Eagle Pictures sta distribuendo su 240 schermi. Il produttore Claudio Bonivento si è innamorato di un soggetto scritto da Giancarlo De Cataldo (Romanzo Criminale, Suburra) che l’ha poi sceneggiato con Amendola e Roberto Jannone, raccontando i due giorni di libera uscita di quattro detenuti per vari motivi, di sesso e età diverse. Quattro persone che escono dal carcere per riacchiappare la vita, o perderla.

Argentero abbandona i ruoli ammiccanti delle solite commedie brillanti per calarsi nei panni di un ruvido ex pugile forte e silenzioso, in cerca di vendetta. Amendola invece è un padre che vuole evitare all’incapace ma determinato figlio di ricalcare le sue scomode orme delinquenziali. Il giovane Ferrara, in galera per una rapina finita male, dietro le sbarre si è laureato e sogna un futuro migliore una volta libero. Bellè è una ragazza molto ricca, viziata, eternamente scontenta, determinata a non rientrare in prigione, pagandosi la fuga coi soldi di mammà. Solo le strade dei due più giovani si intrecceranno, cambiando il finale alle loro storie. Che restano comunque tutte aperte a una probabile serie televisiva, arricchita rispetto al film dalle vicende dei protagonisti prima dei loro arresti.

Una commedia che unisce spunti di noir al giallo, al crime, al sentimentale, ben scritta, diretta e interpretata, con l’impeccabile fotografia di Maurizio Calvesi e un buon accompagnamento musicale di Paolo Vivaldi, che non prevarica mai la scena. Nella calma piatta del cinema italiano un film di tutto rispetto, da vedere.