Lo chiamano Gagarin, Suleiman, Pizza Boy, Priest’s son ma chi sia Delivery nessuno davvero lo sa. E come piovuto dal cielo, bizzarra creatura a metà strada tra un angelo ed uno strano ragazzo che non parla quasi mai, forse a riprova del fatto che “sa ascoltare”. È apparso all’improvviso nei quartieri di un’Atene popolata da ‘homeless’ ed emarginati. Ha imparato a memoria tutte le strade segnate sulla mappa della città per poter lavorare in una pizzeria come pizza boy, il garzone che consegna le pizze a domicilio. Qui si innamora della “Eschimese”, una ragazza tossicodipendente che gli fa perdere la testa ma che lo fa cadere in un profondo baratro. Comincerà così il tracollo emotivo del giovane che si risolverà in uno spettacolare “decollo”. È la trama di Delivery del regista greco Nikos Panayotopoulos, primo film in concorso al festival del cinema di Venezia 2004. Una fiaba dark che è anche un omaggio alla lentezza della vita in una cittá dove tutto va veloce. È questo il motivo per cui Delivery (Thanos Samaras) parla lentamente, mangia lentamente, guida il suo motorino lentamente.

Ma proprio la lentezza, che nel racconto viene esaltata come strumento in grado di farci cogliere la profonditá delle “piccole vite” dei reitti della società, rappresenta il difetto della seconda parte del film. Peccato, perché invece l’incipit é accattivante e tenero. Tutto ciò che accade sotto il cielo di Atene viene raccontato con leggerezza e fine ironia. Delivery ci fa da Virgilio in un universo di personaggi all’apparenza minori, ciascuno dei quali ha una sua personale visione della vita. Alle volte sono solo dei flash: il barbone che ha una sua teoria per ogni tipo di donna (bisogna stare attenti alla donna che ti guarda negli occhi, quella che parla tanto é triste); la donna che, lavando il marmo che ricopre la tomba di un suo parente defunto, litiga con quest’ultimo perché ha fatto di testa sua e se ne é voluto andare; la coppia di fidanzati che travolgono Delivery e la piazza che stava per consegnare litigando furiosamente, per poi riappacificarsi nello stesso travolgente modo). Altre volte si tratta di caratteri piu intriganti, come quello del venditore di acqua che della morte non sa dire nulla ma che sa tutto sui morti. Panayotopoulos, alla sua tredicesima prova di regia, dimostra se non altro nella prima mezz’ora di conoscere bene l’animo umano. Molto brava Alexia Kaltsiki, nel ruolo della donna amata dal protagonista.

di Patrizia Notarnicola