Incredulità, scuotimento di testa, battute sarcastiche ed infine fragorose risate: questa è l’escalation che suscita la visione di Brivido di sangue, pellicola diretta dal cinese Po Chin Leong ed interpretata da Jude Law (non di certo il primo attorino che passa), Elina Lowensohn e Timoty Spall. Ed una sola secca domanda: come è possibile realizzare film del genere, senza capo né coda, con eventi al limite del ridicolo e con un intreccio narrativo che fa acqua da tutte le parti? È lampante che non è sufficiente chiamare un attore dal gradevole aspetto fisico e inventarsi una trama dalle sfumature noir, se poi non si sa condurre l’attore in questione e non si sa sviluppare in modo interessante, credibile e lineare la vicenda. Quello che verrà fuori sarà inevitabilmente un flop, un lavoro sbagliato che vuole essere serio ma finisce per diventare comico. Steven Grlscz (ma un cognome più “normale” e pronunciabile non si poteva trovare?) è un uomo misterioso e solitario, che di mestiere fa il medico e quindi dovrebbe far del bene al prossimo, dall’apparente comportamento gentile e tranquillo. La sua inquietudine interiore lo porta ad intrecciare numerose relazioni sentimentali dagli esiti infelici, o meglio tragici: tutte le sue donne muoiono dopo averlo frequentato per un pò, con dei buchi sul collo. Il regista svela subito che l’assassino è proprio il protagonista, assetato di sangue per non morire e vampiro a tutti gli effetti, poiché uccide le sue vittime piantando i denti sulla giugulare e succhiando. Un dettaglio importante ai fini della comprensione: a tenerlo in vita è esclusivamente il sangue delle sue fidanzate innamorate, ricco di sentimento (“Io vivo d’amore”, grande trovata di sceneggiatura).

Peccato che non venga spiegato il perchè della sua “malattia” e cosa ci azzecca col vampirismo l’episodio dell’albero e del ramo che Steven-Law racconta all’inizio e alla fine del film. Si lascia forse spazio all’immaginazione dello spettatore? No, mancanza di senso e scarso talento di chi ha messo in piedi la storia.
Se l’idea di partenza poteva anche essere buona, tutto naufraga nel secondo tempo e con l’andare avanti della trama, che accumula particolari di contorno inutili e senza spessore. Fanno capolino persino personaggi ed episodi che potrebbero benissimo non comparire mai, che non aggiungono e non movimentano nulla. Il percorso mentale ed emotivo di Steven non è approfondito, neanche quando incontra Ann Lowensohn e “sembra” seriamente interessato a lei. Qualche scena erotica vorrebbe colorire e rendere sensuale il tutto, ma i dialoghi superficiali e retorici tra i due stroncano ogni intenzione. Purtroppo non c’è niente che risollevi il film, anzi con lo scorrere dei minuti si procede sempre più verso il basso: l’epilogo è qualcosa di “assurdo”, un susseguirsi di colpi di scena che fanno ridere e catalogare Brivido di sangue come uno dei lungometraggi più brutti passati sul grande schermo in questi mesi. O in questi anni? 
Dispiace per Jude Law, che fino ad oggi aveva recitato in pellicole di tutto rispetto (tra gli altri Il talento di Mister RipleyIl nemico alle porteA.I. – Intelligenza artificialeEra mio padre e Ritorno a Cold Mountain). Ma possiamo dargli una scusante: il film è del 1998 e magari allora il ragazzo era in cerca di successo e selezionava meno le proposte cinematografiche…

di Francesca Palmieri