Dal 21 maggio in sala il nuovo film del regista di “Salvatore, questa è la vita”

«Ho tante storie nel cassetto e probabilmente non le farò mai, perciò le ho messe tutte insieme in un unico film». Così il regista Gian Paolo Cugno presenta La bella società, con Raoul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini, Enrico Lo Verso, David Coco, Marco Bocci, nelle sale dal 21 maggio distribuito da Medusa. «Il titolo si riferisce alla società che i nostri nonni hanno sognato per noi e che i nostri genitori non  sono riusciti a realizzare». È una storia familiare ambientata tra la Sicilia e Torino dagli anni ’50 agli ’80. Protagonisti due fratelli  (Coco e Bocci) coinvolti da bambini in un incidente e invischiati da adulti in politica, fra sensi di colpa e rivoluzioni sociali.  La Cucinotta interpreta la loro madre Maria, che dopo la misteriosa scomparsa del marito diventa l’amante di Romolo (Raoul Bova), un romano arrivato in Sicilia per girare un film.

Dopo il pluripremiato Salvatore, questa è la vita del 2006, suo film d’esordio sull’infanzia con Giannini e Lo Verso, girato a  Pachino, sua città natale, Cugno porta sullo schermo un affresco corale di fine Novecento, partendo dalla Sicilia arcaica dei primi anni ’60. «Sono cresciuto guardando le tragedie al teatro greco di Siracusa e questo film è una tragedia greca – spiega -. È il mio  secondo film, sto imparando, scopiazzo qua e là, ma è difficile anche scopiazzare. Sono ancora alla ricerca di un mio stile».  Solo all’inizio del film c’è un breve accenno alla mafia: «Non tutte le storie che si svolgono in Sicilia vi hanno a che fare – commenta Cugno –  è come se ogni  film girato a Napoli dovesse per forza parlare di camorra. Si abusa  nel raccontare la mafia e, soprattutto, bisogna saperla raccontare, è un’essenza che sta nei modi di fare, di guardare, in ogni cosa».

«Maria è una persona semplice, ingenua, quasi infantile, che riscopre la voglia di vivere e di amare. Mi sono ispirata a mia madre, ho pensato alla fatica della sua generazione cui dobbiamo il benessere di oggi  – racconta la Cucinotta -. Girare in Sicilia tra granite e arancini è stata un’esperienza bellissima, mi sono sentita libera di rivivere gli anni ’50 come in un sogno». A giugno l’attende  in Ungheria il thriller-horror The Rite di Mikael Hafstrom con Anthony Hopkins. «È la storia di un esorcismo su una bambina, ispirata a un fatto reale – anticipa Maria Grazia -. Io sono la mamma e reciterò quasi sempre al fianco di Hopkins di cui sono una grande fan». L’attrice ha da poco terminato la commedia romantica argentina Hostias che uscirà a fine anno in cui è l’ex compagna di un regista (Antonio Chamizo) che chiede il suo aiuto per migliorare la sceneggiatura di un film che è costretto a girare.

Fra le sue altre pellicole recenti c’è Dopo quella notte, una docu-fiction sulle stragi del sabato sera, Un giorno nella vita in cui è la mamma di un bambino innamorato del cinema che ruba i soldi per comprare un proiettore e L’imbroglio del lenzuolo di Alfonso Arau, prodotto dalla Cucinotta, che andrà al festival di Taormina. L’attrice siciliana lanciata da Troisi non esclude di poter interpretare anche una commedia con l’amico Raoul Bova: «Ci divertiamo talmente tanto insieme che ci piacerebbe mostrarlo in un film». «A parte il divertimento e Maria Grazia  che è una grande amica. – conferma Bova – sono contento di aver dato un contributo a un giovane regista». L’attore romano ha appena girato una romantica scena di valzer con Angiolina Jolie nel thriller The Tourist con Johnny Depp che il premio Oscar Florian Henckel Von Donnersmarck sta girando a Venezia.

«È una grandissima signora e molto simpatica – dice Raoul della compagna di Brad Pitt – ,  ci eravamo già sfiorati in passato ma è la prima volta che lavoriamo insieme». Sul set si respira la professionalità di Hollywood ma anche l’eleganza, la qualità e la profondità che un grande autore sa dare a una storia». L’attore passa dai film indipendenti  ai blockbuster, producendo anche in proprio. «L’istinto, la passione e il cuore – spiega – mi hanno spinto verso cose impegnate, spesso autoprodotte, alternate a commedie. È un percorso  necessario per esplorare i vari aspetti di te». «Il mio personaggio è pieno di  sfaccettature – spiega Coco – , si porta dentro un enorme senso di colpa, l’ho affrontato d’istinto. Cugno ha saputo raccontare questa  storia con grande naturalezza, riuscendo a cogliere i colori della  Sicilia».